Huawei, nuova crisi Cina-Usa?  

Huawei, nuova crisi Cina-Usa?

(Foto Afp)

Pubblicato il: 07/12/2018 11:42

I media cinesi si sono scagliati contro gli Stati Uniti per l’arresto di Meng Wanzhou, direttrice finanziaria di Huawei, nonché figlia del fondatore del colosso di telefonia accusando il Paese di “teppismo” messo in atto – si legge sul Guardian – per eliminare il gigante delle telecomunicazioni cinese al centro di quello che sta diventando un grave incidente diplomatico. Il China Daily ha dichiarato che l’arresto fa parte della campagna ‘anti Huawei’ degli Usa per contenere la società, il più grande fornitore mondiale di apparecchiature per le telecomunicazioni, nonché il secondo produttore di smartphone al mondo. “Una cosa che è senza dubbio vera e comprovata è che gli Stati Uniti stanno cercando di fare tutto il possibile per contenere l’espansione di Huawei nel mondo semplicemente perché è diventata un punto di riferimento per le società tecnologiche competitive della Cina”, si legge in un editoriale del quotidiano cinese. Sembra che John Bolton, consigliere per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti d’America, sapesse in anticipo dell’arresto di Meng Wanzhou, avvenuto a Vancouver in Canada il primo dicembre, giorno in cui il presidente cinese Xi Jinping e il presidente americano Trump si sono incontrati a margine del G20 di Buenos Aires per sancire una tregua nella guerra commerciale tra i due giganti. Il ministero della Giustizia canadese ha fatto sapere che la figlia del fondatore del gruppo ed ex ingegnere dell’Esercito di Liberazione Popolare cinese Ren Zhengfei è stata arrestata su richiesta delle autorità americane nell’ambito di un’indagine su sospette violazioni delle sanzioni iraniane da parte di Huawei. Il tabloid nazionalista Global Times scrive: “Ovviamente Washington ricorre a un approccio spregevole perché non può fermare l’avanzata dei 5G di Huawei sul mercato”.

Lo scorso novembre gli Usa avevano chiesto in pratica agli alleati di boicottare il colosso cinese. Di recente Huawei è entrata nell’orbita dei controlli degli Usa: la preoccupazione espressa dall’intelligence americana verte sul fatto che il colosso dell’alta tecnologia e altre società cinesi potrebbero essere monitorate dal governo cinese o dal Partito comunista al potere, aumentando il rischio di spionaggio. Una delle preoccupazioni del governo è basata sull’uso di apparecchiature di telecomunicazioni cinesi in Paesi che ospitano basi militari statunitensi, come Germania, Italia e Giappone. E a ottobre, in una lettera al primo ministro Justin Trudeau, i senatori statunitensi Marco Rubio e Mark Warner avevano espresso “gravi preoccupazioni” circa la possibilità di interferenze del governo cinese nella rete di telecomunicazioni del Canada. In realtà Huawei non è la prima azienda cinese di apparecchiature di telecomunicazione a finire nel mirino delle autorità statunitensi. All’inizio dell’anno, il Dipartimento del commercio statunitense ha imposto alle società americane il divieto di fornire al produttore di smartphone cinese ZTE componenti e tecnologie per sette anni, a causa del mancato licenziamento di alcuni manager responsabili di aver violato le sanzioni commerciali contro Iran e Corea del Nord. Il divieto ha quasi distrutto la società tecnologica cinese, costringendola a chiudere tutte le principali attività negli Stati Uniti a maggio. Un mese dopo, Washington e Pechino hanno tuttavia raggiunto un accordo che ha potuto ricominciare a operare sul territorio nazionale dietro il pagamento maxi-multa da un miliardo di dollari e il versamento di ulteriori 400 milioni in garanzie contro future violazioni delle politiche statunitensi sull’export. In Europa da tempo è in corso un dibattito che affronta il problema della sicurezza che nasce dall’affidare le nuove reti di telefonia avanzata al colosso cinese. E proprio in questi giorni il più grande operatore della Gran Bretagna, BT, ha annunciato che Huawei è stata esclusa dalla fornitura di tecnologie per la realizzazione delle reti di prossima generazione 5G e verrà eliminata anche dalle reti 3G e 4G già esistenti.

Nel frattempo Pechino ha invitato sia Ottawa che Washington a chiarire immediatamente i motivi della detenzione di Meng e la sua liberazione immediata. L’ambasciata cinese in Canada ha descritto le azioni come “gravemente dannose per i diritti umani”.