Da schiava Isis a Nobel Pace, chi è Nadia  

Da schiava Isis a Nobel Pace, chi è Nadia

L’attivista yazida Nadia Murad con il ginecologo congolese Denis Mukwege (FOTOGRAMMA/IPA)

Pubblicato il: 10/12/2018 13:00

Tutto pronto per la consegna del premio Nobel per la Pace, assegnato lo scorso ottobre a Nadia Murad, vittima yazida dei crimini commessi dall’Is in Iraq e diventata attivista dopo essere stata rapita dai militanti del gruppo e tenuta come una schiava del sesso, e al ginecologo congolese Denis Mukwege, che ha aiutato le donne colpite da violenze e stupri nella Repubblica Democratica del Congo orientale devastata dalla guerra.

Il Nobel è stato assegnato loro, come si legge nella motivazione sul sito ufficiale, “per gli sforzi volti a porre fine all’uso della violenza sessuale come arma di guerra”. Nadia e Denis, “hanno dato un contributo cruciale a focalizzare l’attenzione e a combattere tali crimini di guerra”.

NADIA – Venticinque anni, irachena, Nadia è diventata la voce della minoranza yazida perseguitata dai jihadisti dallo Stato Islamico dopo essere stata sequestrata in Iraq nel 2014 e trattenuta come “bottino di guerra”, venendo venduta al mercato delle schiave prima di riuscire a fuggire in Germania.

Nel settembre 2015 la giovane – che ha perduto madre e fratello – ha denunciato i crimini commessi dall’Is contro la minoranza yazida al Palazzo di Vetro dell’Onu. Dopo un anno, a settembre 2016, è stata insignita del titolo di ‘Ambasciatrice di Buona Volontà per la dignità dei sopravvissuti alla tratta di esseri umani’ dall’Unodc, l”Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine’.

I RICONOSCIMENTI – Un mese dopo, ha ricevuto il ‘Premio Vaclav Havel’ per i diritti umani del Consiglio d’Europa per la sua attività di informazione e sensibilizzazione della comunità internazionale sulle violenze contro il suo popolo. Sempre a ottobre 2016 le è stato inoltre assegnato il ‘Premio Sakharov’ per la libertà di pensiero insieme all’altra yazida, Lamiya Aji Bashar. Nello stesso anno, da Strasburgo, la giovane ha chiesto l’istituzione di un Tribunale speciale per i crimini commessi contro gli yazidi.

Secondo le regole dei jihadisti Is, ha raccontato la 25enne in un’intervista alla ‘Bbc’, “se una donna viene rapita mentre cerca di scappare è considerata un bottino di guerra. A quel punto viene assegnata a un gruppo, per poi essere stuprata a turno da tutti gli uomini presenti. Io stessa sono stata vittima di uno stupro di gruppo”.

DENIS – Nominato molte volte in passato, Mukwege ha trascorso gli anni della sua vita professionale aiutando le donne a riprendersi dalle violenze e dai traumi degli stupri nella Repubblica Democratica del Congo orientale, devastata dalla guerra.

Conosciuto nel mondo come “l’uomo che ripara le donne”, Mukwege è nato il 1 marzo 1955 a Bukavu, capoluogo della provincia del Kivu Sud. A spingerlo a diventare medico le visite fatte quando era bambino con il padre, pastore pentecostale, ai malati della sua comunità. La decisione di specializzarsi in ginecologia e ostetricia è arrivata poi dopo aver scoperto che le pazienti dell’ospedale ‘Lemera Hospital’, a causa di un’assistenza medica insufficiente, avevano complicazioni durante il parto. Distrutto dalla guerra, dalle ceneri del ‘Lemera’ nasce il ‘Panzi Hospital’.

“Da quando il ‘Panzi’ di Bukavu è stato fondato nel 1999 – si legge sul sito del Nobel per la Pace -, il dottor Mukwege e il suo staff hanno curato migliaia di pazienti vittime di aggressioni sessuali. La maggior parte degli abusi è stata commessa nel contesto di una lunga guerra civile che è costata la vita a oltre sei milioni di congolesi. Denis Mukwege è il simbolo più importante e unificante, a livello nazionale e internazionale, della lotta per porre fine alla violenza sessuale in guerra e nei conflitti armati”.