Previdenza: 3 mln iscritti a 30 fondi negoziali, 51 mld euro il patrimonio  

Fondi negoziali, 3 mln iscritti e 51 mld euro patrimonio

L’Assemblea di Assofondipensione

Pubblicato il: 11/12/2018 14:27

Cresce, ma non decolla perché mancano ancora i giovani, i lavoratori atipici, gli autonomi e la piccola impresa. E’ la previdenza complementare italiana dei fondi negoziali: trenta fondi negoziali, tre milioni di lavoratori iscritti, 51 miliardi di euro di patrimonio. Sono queste le tre principali cifre che fotografano la previdenza integrativa rappresentata da Assofondipensione, l’associazione dei fondi negoziali italiani, nata nel 2003 per opera delle principali organizzazioni di rappresentanza delle imprese e dei lavoratori (Confindustria, Confcommercio, Confservizi, Confcooperative, Legacoop, Agci, e Cgil, Cisl, Uil e Ugl).

A illustrare la fotografia del settore oggi, a Roma, è stato il presidente di Assofondipensione, Giovanni Maggi, nella relazione all’Assemblea annuale dei fondi negoziali, che ha riunito nell’Auditorium Inail rappresentanti ai massimi livelli delle imprese, del sindacato, della politica e tutti i protagonisti della previdenza complementare in Italia. Sono intervenuti il segretario generale aggiunto Cisl, Luigi Sbarra, il presidente Covip, Mario Padula, il presidente Inail, Massimo De Felice, e la direttrice del Comitato per l’educazione finanziaria, Annamaria Lusardi.

“Nella manovra 2019 non sono previsti interventi strutturali a favore della previdenza integrativa, nonostante le richieste delle associazioni di rappresentanza, delle parti sociali e della stessa Autorità di vigilanza”, spiega la relazione.

Alle istituzioni e al nuovo governo il presidente di Assofondipensione ha ribadito in Assemblea la richiesta di un “confronto urgente per costruire un provvedimento organico e complessivo in tema di previdenza complementare, con visione chiara degli obiettivi e degli strumenti a disposizione, partendo dallo stato dell’arte attuale e dalle modifiche che stanno coinvolgendo il mondo del lavoro, il sistema di welfare, i mercati finanziari”, si legge ancora nel testo.

A fine settembre 2018, con 155.000 nuove adesioni nel corso dell’anno (+5,5%), il numero complessivo degli iscritti è arrivato alla soglia dei 3 milioni. Alla stessa data il patrimonio, in crescita del 3,5%, superava i 51 miliardi. Del totale della previdenza complementare in Italia (circa 8 milioni di iscritti alle diverse tipologie di fondi e strumenti assicurativi con 167,2 miliardi di risorse) i fondi negoziali costituiscono, quindi, una parte rilevante.

“Seppure incoraggianti, i dati – ha osservato Maggi- segnalano che l’Italia continua a patire un ritardo molto marcato sul versante della pensione integrativa. Ne sono rimasti fuori soggetti con minore capacità di reddito, come lavoratori atipici e autonomi e piccola impresa. In particolare, a causa della precarietà del lavoro e della mancanza di retribuzioni congrue, restano al palo i giovani: a fine 2017 solo il 19% degli under 34 aveva optato per la previdenza complementare, oltre un terzo in meno rispetto alle fasce più anziane”.

“Seppure penalizzati nel corso del 2018 dalle perdite in conto capitale scaturite dal rialzo dei rendimenti obbligazionari, i rendimenti – ha sottolineato Maggi – hanno avuto un andamento largamente positivo sul lungo periodo, superando nettamente la rivalutazione del trattamento di fine rapporto: da fine 2007 a fine settembre 2018 la performance risulta infatti del 3,1%, a fronte di una rivalutazione media annua composta del Tfr del 2,1%”.

Sul fronte dei costi i fondi pensione negoziali, secondo i dati della Covip, l’Autorità di vigilanza, risultano di gran lunga meno onerosi sia dei fondi pensione aperti, sia dei Pip, i piani assicurativi individuali: l’Indicatore sintetico dei costi (Isc) relativo al periodo 2008-2017 è in media 0,4% per i fondi negoziali, 1,3% per i fondi pensione aperti e 2,2% per i Pip.

Nella sua relazione il presidente di Assofondipensione ha prospettato un’estensione delle funzioni dei fondi pensione, “con la previsione -ha detto- accanto alla capitalizzazione individuale di spazi dedicati alla copertura di bisogni più ampi di welfare: strumenti di polizza long term care che coprono dal rischio di non autosufficienza; strumenti di life-cycle, peraltro già utilizzati presso alcuni fondi pensione negoziali, che sono programmi di investimento impostati sui comparti esistenti che, a scadenze predeterminate, trasferiscono in maniera automatica la posizione maturata e i contributi futuri al comparto più adatto in funzione del tempo mancante alla data di pensionamento”. “Accanto alla principale finalità previdenziale, i fondi negoziali – ha sostenuto – potrebbero inoltre presidiare e provvedere alla copertura di altri rischi quali, ad esempio, il caso morte, l’invalidità o la perdita dell’impiego”.