Dalle utility valore aggiunto a 10,5 mld  

Dalle utility valore aggiunto a 10,5 mld

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Pubblicato il: 13/12/2018 17:09

Un comparto finanziariamente sano con un valore aggiunto pari a 10,5 miliardi. Utilitalia, Federazione che riunisce quelle aziende, che si occupano di acqua ambiente e energia, lancia ‘Misurarsi per migliorarsi’, il primo rapporto di sostenibilità delle aziende associate (tra cui Hera, Iren, Acea, A2a, Smat) curato con la collaborazione della Fondazione Utilitatis, e presentato oggi a Roma in occasione dell’Assemblea generale delle Federazione che si terrà nella seconda parte della giornata.

I dati raccolti nel rapporto, grazie a un’analisi che ha censito 300 indicatori (economico-finanziari, tecnici, commerciali e di governance, entrando anche nello specifico dei comparti acqua, energia e rifiuti) ed è stata effettuata tra giugno e settembre su 127 aziende che complessivamente rappresentano l’88% dei lavoratori del sistema, raccontano che il comparto industriale è “finanziariamente sano”, capace di generare investimenti per oltre 3 miliardi di euro e utili per oltre 1,5 miliardi.

Le utility si caratterizzano per l’impiego di forza lavoro quasi esclusivamente a tempo indeterminato (oltre il 97%), con attività di formazione e potenziamento delle competenze che coinvolge l’82% dei lavoratori totali. La ricchezza prodotta dalle utility è reinvestita dalle imprese nel servizio idrico per 1,5 miliardi (il 49% del totale), nello sviluppo e ammodernamento delle reti di distribuzione elettrica e gas per 665 milioni (il 21% del totale), nei servizi ambientali per 290 milioni (il 9% del totale) e in attività di ricerca e sviluppo per 81 milioni (il 2,5% del totale). Ammonta ad oltre 9 miliardi il valore delle gare pubbliche effettuate nel 2017.

Il valore aggiunto totale prodotto dalle utility è pari a 10,5 miliardi, il 40% dei quali distribuito ai lavoratori sotto forma di retribuzioni e altri compensi (circa 4 miliardi complessivi). Il valore aggiunto distribuito agli azionisti (soggetti pubblici per oltre l’80%) è pari ad oltre 871 milioni (8,3%) e alla pubblica amministrazione, comprensiva di tasse sul reddito e canoni per l’uso di reti e aree, per 1,3 miliardi (12,2%).

“Questo report si inserisce nel nuovo quadro di politiche pubbliche seguite all’Accordo di Parigi e alla sottoscrizione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile – dice il presidente di Utilitalia Giovanni Valotti – per i gestori di acqua, energia e rifiuti si tratta di obiettivi naturalmente connessi con la propria attività e la mission d’impresa. Il futuro delle utility italiane deve guardare a efficienza e risparmio energetico ed idrico, economia circolare, salvaguardia e riuso delle risorse, prevenzione dell’inquinamento, riduzione delle emissioni climalteranti e degli sprechi, biocarburanti, teleriscaldamento, rinnovabili e reti intelligenti per servizi di pubblica utilità; a questo bisogna affiancare l’innovazione tecnologica, la formazione dei lavoratori, la sicurezza, le pari opportunità”.

Secondo il report di Utilitalia è diffusa tra le aziende la rendicontazione non finanziaria: 34 i bilanci di sostenibilità, corrispondenti al 76% del valore della produzione rappresentata

E’ rispettivamente al 64% e all’80% la quota di energia elettrica e di calore prodotta da fonti rinnovabili e assimilate, corrispondenti a 22 milioni di tonnellate di CO2 evitate. Sono pari al 40% della quota d’obbligo i certificati bianchi conseguiti attraverso la realizzazione diretta di interventi di efficientamento energetico. Superiore al 96% la quota di campioni di acqua potabile risultata conforme, distribuita attraverso una rete geo-referenziata nell’86% della sua lunghezza complessiva (pari a 273 mila km).

Sono del 40,7% le perdite di rete, contro una media nazionale del 41,9% ed è pari all’85% la quota di fanghi di depurazione destinata al recupero, con un 5,4% destinato alla produzione di biogas. La raccolta differenziata svolta dalle utility censite è pari al 55,2% dei rifiuti prodotti e pari al 49,5% la quota destinata al recupero di materia. Sono oltre 3 milioni gli abitanti serviti da sistemi di tariffazione tramite misurazione puntuale delle quantità di rifiuti prodotti e sono oltre il 50% i Comuni serviti da sistemi di raccolta porta a porta.