A Natale 250 mila casi di influenza, ci si può ancora vaccinare  

A Natale 250 mila casi di influenza, ci si può ancora vaccinare

(Fotogramma)

Pubblicato il: 22/12/2018 16:31

“Ci saranno almeno altri 250 mila nuovi casi di influenza” sotto l’albero di Natale degli italiani, fra i quali sono stati già registrati più di un milione di infettati secondo l’ultimo rapporto della rete Influnet dell’Istituto superiore di sanità. Fabrizio Pregliasco, virologo dell’università degli Studi di Milano, prevede che “la settimana in arrivo ci porterà grosso modo un altro mezzo milione fra influenze vere e proprie e virus ‘cugini'”. E se per chi non si è vaccinato è ormai troppo tardi per evitare l’influenza nei prossimi giorni di vacanza, ci si può ancora proteggere dai contagi di gennaio e dei primi mesi del 2019, concordano Pregliasco e Carlo Signorelli, past president della Siti (Società italiana di igiene e medicina preventiva), interpellati dall’AdnKronos Salute.

L’igienista ha infatti annunciato l’arrivo dall’estero di altre 47.400 dosi di vaccino antinfluenzale quadrivalente, che potranno essere somministrate da inizio gennaio. Sono fuori tempo massimo o ancora utili? “Dal punto di vista tecnico – risponde Signorelli – dagli esperti, così come dalle circolari ministeriali, la vaccinazione anti-influenza viene consigliata prima che i virus inizino a circolare e cioè da quando il vaccino è disponibile fino a metà dicembre. Nei fatti, però, l’epidemia stagionale segue una curva che a metà dicembre comincia a salire fino a raggiungere un picco tra gennaio e febbraio in base agli anni”. La previsione è che il picco della stagione 2018-2019 possa arrivare “intorno alla seconda-terza settimana di gennaio, perciò ci si può ancora vaccinare, anche se gennaio non è in teoria il mese migliore per farlo. Ma meglio a gennaio che mai“, tiene a precisare lo specialista, raccomandando l’iniziezione-scudo “soprattutto a chi non si è ancora ammalato”.

Le carenze di vaccino segnalate in queste settimane sono state ricondotte a un atteggiamento cauto da parte sia delle aziende produttrici sia delle Regioni in fase di approvvigionamento. “Va detto – ricorda Signorelli – che abbiamo avuto 8 anni di coperture basse e siccome l’antinfluenzale è un vaccino che se non si usa si butta via”, anche perché l’aggiornamento della composizione avviene di anno in anno, “è comprensibile che ci sia stata prudenza. Servirà da lezione per l’anno prossimo”, osserva l’esperto, confermando che “la sensazione quest’anno è che ci sia stata una ripresa. Anche fra gli operatori sanitari”.

“Tra gli italiani c’è stato un aumento di richieste, segno di una maggiore fiducia, e questo è un fatto positivo – dice Pregliasco – La stagione influenzale dell’anno scorso è stata fra le peggiori dell’ultimo quindicennio, quindi probabilmente ha fatto capire ai cittadini l’importanza della malattia e dei suoi effetti negativi sulle persone fragili”. Elemento che, unito forse al battage mediatico sul ruolo chiave delle profilassi, ha aiutato i connazionali a riaccostarsi al vaccino. “Per farlo c’è ancora tempo – conclude il virologo – Stimiamo che la curva epidemica seguirà ancora per 2-3 settimane una fase di crescita prima di arrivare al picco, quindi ci si può e ci si deve vaccinare”.