Pm Agrigento: “Mai provato legame ong-scafisti  

Pm Agrigento: Mai emerse collusioni tra ong e scafisti

Il Procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio (Fotogramma)

Pubblicato il: 02/07/2019 15:38

di Elvira Terranova

“Fino ad oggi non sono mai emerse collusioni tra le ong e i trafficanti di esseri umani“. A mettere un punto fermo su uno degli interrogativi che serpeggiano da tempo sui presunti accordi tra le organizzazioni non governative e le bande criminali che sfruttano disperati è il Procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio, che durante la sua audizione davanti alle Commissioni di Giustizia e Affari costituzionali della Camera, parla del decreto sicurezza bis, non risparmiando le critiche alla norma approvata di recente e fortemente voluta dal vicepremier Matteo Salvini.

Tuttavia, tiene anche a precisare Patronaggio, questi accordi “non devono essere limitati ad un semplice contatto, tipo una telefonata, ma deve esserci una comunicazione del tipo: ‘Stiamo facendo partire migranti, avvicinatevi e prelevateli'”. Nello stesso tempo, il magistrato, che coordina la doppia inchiesta sul casoSea Watch 3, spiega anche con fermezza che “i porti Sar libici non sono sicuri e la zona Sar libica non è adeguatamente coperta dalla guarda costiera e funziona solo grazie all’accordo bilaterale con l’Italia”. E annuncia: “Il mio ufficio ha già raccolto documentazione in tale senso dall’Unhcr e da altri organismi internazionali”. “Quando si parla di porti sicuri non si intende solo un porto dove un naufrago viene messo sulla terraferma ma un porto dove il migrante possa avere garantiti tutti i diritti”. E ha aggiunto: “La zona Sar libica non appare presidiata dalla Guardia costiera libica”.

Patronaggio ha poi rilevato come il numero di migranti arrivati sulle coste siciliane è drasticamente calato. “Nella provincia di Agrigento nel 2017 abbiamo avuto 231 sbarchi con l’arrivo di 11.159 immigrati, nel 2018 il dato è calato con 218 sbarchi e 3.900 immigrati, nel primo semestre del 2019 abbiamo soltanto 49 sbarchi e 1.084 immigrati”, ha detto. Di questi sbarchi “quelli riferiti ai salvataggi delle ong sono una porzione assolutamente minore e per quanto riguarda quest’anno sono statisticamente insignificanti“.

Proprio per questo, parlando più nello specifico del Dl Sicurezza, Patronaggio spiega che anche se “le finalità del dl sicurezza bis sono assolutamente condivisibili per quanto riguarda il contrasto al traffico di esseri umani”, non vi erano “le condizioni di straordinaria necessità e urgenza” che giustificano la decretazione di urgenza. “Ci sono criticità sull’illecito amministrativo introdotto dall’articolo 2 del decreto: la norma pone problemi di raccordo con il diritto internazionale e con la normativa interna”, sottolinea. “Anche perché- spiega Luigi Patronaggio – il principio di respingimento di gruppi di immigrati in Libia è vietato dal diritto internazionale”.

Il pm tiene poi a precisare che “il pericolo maggiore per la sicurezza è costituito dagli sbarchi fantasma“, cioè tutte quelle piccole imbarcazioni che riescono ad arrivare sulla terraferma sfuggendo ai controlli. Una pericolosità data “sia dalla composizione etnica” di coloro che arrivano in Italia sia perché a bordo spesso chi sono “soggetti che hanno problemi giudiziari e che, astrattamente, potrebbero essere collegati” a gruppi terroristici o all’Isis. “Chi va sui gommoni fantasma, che generalmente arrivano dalla Tunisia – dice ancora Patronaggio – è evidente che vuole sottrarsi ai controlli, anche perché va tenuto conto che tra la Sicilia e Tunisi c’è un traghetto due volte a settimana”.

E non risparmia qualche critica all’eco mediatico sulla Sea watch, perché, come spiega il magistrato, “mentre si agitava il caso della Sea Watch 3, negli stessi giorni in silenzio sono arrivati oltre 200 migranti con vari mezzi, salvataggi di Guardia di finanza e Guardia costiera o barchini”. Rispondendo alle domande dei deputati, il pm ha affermato che questi sbarchi sono un vero “pericolo perché si tratta di gente che entra in Sicilia e che poi va in Europa e non sappiamo che fine fa”.