L’embriologa: “Nascite in calo perché età fertile ha un limite”  

L'embriologa, nascite in calo perché età fertile ha un limite

Maria Cristina Magli

Pubblicato il: 03/07/2019 16:18

“In Italia manca ancora consapevolezza sulla fertilità, la cosiddetta ‘fertility awareness’: credo che stia diventando un grosso problema non solo fra i giovani, ma persino fra i medici, che si dimenticano di dire alle generazioni in età fertile che il periodo riproduttivo è limitato. E questo vale sia per la donna che per l’uomo”. A commentare con l’AdnKronos Salute il nuovo dato Istat sul calo delle nascite nel nostro Paese è Maria Cristina Magli, neopresidente italiana della Società europea di riproduzione umana ed embriologia (Eshre).

“E’ incredibile – afferma l’embriologa, eletta la scorsa settimana a capo dell’Eshre nel corso del meeting annuale che si è tenuto a Vienna – avere coppie che arrivano nei centri di fecondazione assistita in età riproduttiva letteralmente agli sgoccioli e che rimangono stupite nel sentirsi dire che le possibilità di avere un figlio sono molto basse, anche con l’ausilio della scienza. E’ chiaro che in un Paese come il nostro è davvero complicato arrivare a una condizione socio-lavorativa tale da potersi permettere un figlio. Ma il messaggio sui limiti dell’età fertile è troppo importante e dovrebbe essere oggetto di sensibilizzazione a partire dalle scuole medie, in un’età in cui si inizia ad avere consapevolezza della propria vita futura, sessuale e familiare. Eppure – osserva l’esperta, responsabile dei laboratori Pma, Andrologia e Genetica dei centri Sismer – educazione sessuale purtroppo è un’espressione che tuttora in Italia bisogna stare attenti a pronunciare”.

“L’Eshre – prosegue Magli – è impegnata su questo fronte e stiamo organizzando iniziative in tutta Europa per far passare il messaggio del ‘prevenire è meglio che curare l’infertilità’. La medicina della riproduzione nel sentire comune viene spesso giudicata come uno strumento per fare soldi, ma personalmente rifiuto questa etichetta: in tutti i centri di fecondazione assistita, anche quelli privati, si dà una priorità elevatissima alla ricerca e alla corretta informazione, altrimenti non avrei ottenuto la posizione di ‘chair’ dell’Eshre”, precisa.

Anche in Europa “ci sono problemi legati alla ricerca di un figlio in età tardiva – rileva la neopresidente Eshre – ma nei Paesi del Sud, come Grecia, Spagna e Italia, la rivendicazione femminile è avvenuta e sta avvenendo con maggiori difficoltà, forse perché tradizionalmente questi Stati sono più maschilisti e meno ricchi rispetto ai Paesi del Nord. Ora che le massime cariche europee sono in mano alle donne, è ora di agire per sradicare le convinzioni sbagliate”.

In Italia “ci sono tanti centri specialistici privati – spiega ancora l’eserta – e questo rende più accentuato il ricorso alle tecniche di Pma (procreazione medicalmente assistita) da parte di coppie in età particolarmente avanzata, che dispongono di una maggiore disponibilità economica o non riescono a rientrano nelle liste di attesa del pubblico. C’è ancora una forte disparità nell’offerta fra le varie Regioni e questo sta dando luogo, ancora oggi, a un ingente turismo riproduttivo da Sud verso Nord. Io sono favorevole all’autonomia regionale, ma quando si prendono certe decisioni si deve tenere conto della discriminazione a cui si esporranno i cittadini”.

Secondo l’embriologa, infine, “la legge 40/2004 sulla Pma è stata smantellata, non nemmeno se oggi sia giusto continuare a citarla. Ma sarebbe giusto, pensando a una eventuale nuova normativa, tenere conto delle competenze: non è di certo auspicabile che una legge venga pensata da qualcuno che non ha competenze nel settore. Andranno, dunque, coinvolti gli esperti”.