Lega in pressing per ministro Ue  

Lega in pressing per ministro Ue

(Fotogramma)

Pubblicato il: 10/07/2019 08:07

Sul rimpasto “chiedete ai 5 Stelle, c’è l’urgenza, non come Lega, ma come governo italiano, di avere un ministro a Bruxelles, se questo da parte dei 5 Stelle comporterà altri movimenti non so, a me basta uno”. Matteo Salvini, lasciando ieri la Camera dopo l’ennesimo battibecco con un esponente M5S del governo giallo verde – nel mirino stavolta è finito Vincenzo Spadafora – torna sul capitolo ‘rimpasto’, ma accelera solo su una delle caselle vacanti: quella del ministro degli Affari Europei.

Il nome del futuro membro di governo chiamato a trattare con l’Ue – una casella che spetta alla Lega premiata dalle ultime consultazioni europee – “lo sa il presidente del Consiglio”, ha assicurato il vicepremier. Nel vertice della scorsa settimana sulle autonomie, infatti, Salvini ha giocato le sue carte: stando a quanto riportato da alcune fonti presenti a quel tavolo avrebbe avanzato il nome dell’economista Alberto Bagnai. Una candidatura sulla quale tuttavia peserebbe l’incognita del vaglio del Quirinale, tant’è che c’è chi è pronto a scommettere, soprattutto tra i 5 Stelle, che alla fine a spuntarla sarà Lorenzo Fontana, che, nel caso, farebbe gli scatoloni dal ministero della ‘Famiglia’.

Da Palazzo Chigi non è arrivato nessun commento sul nome di Bagnai, la carta per ora rimane coperta. Eppure i tempi per procedere con la nomina sono più che maturi: il premier Giuseppe Conte aveva detto ai suoi di voler prima portare a casa lo stop alla procedura d’infrazione e, subito dopo aver incassato il disco verde da Bruxelles, si era detto pronto a procedere con la nomina. Salvini e i suoi attendono alla finestra, mentre c’è chi teme che l’indicazione del responsabile agli Affari Ue possa generare un effetto domino e aprire la porta al rimpasto. Una opzione, assicurano fonti di governo M5S, che non vedrebbe d’accordo Luigi Di Maio, pronto a frenare su un restyling della squadra di governo.

“Il rimpasto andava fatto prima del voto alle europee, a Luigi lo avevamo detto… Aprire ora che siamo in evidente difficoltà vorrebbe dire consegnarsi alla Lega”, ragiona un ministro 5 Stelle molto vicino al capo politico del Movimento. Certo è che, di qui a breve, alcune caselle vanno riempite. Prime tra tutte quelle del viceministro e del sottosegretario ai Trasporti, dopo che Armando Siri prima e Edoardo Rixi poi hanno dovuto far le ‘valigie’ per le note vicende giudiziarie che li hanno visti coinvolti. Non solo. Sebbene non ne sia entusiasta, fonti Lega confermano che Giancarlo Giorgetti sarebbe l’unico candidato al ruolo di commissario Ue, partita che si profila ad ottobre e l’Italia intende giocare fino in fondo.

A quel punto si libererebbe un posto di primo piano, quello del sottosegretario alla presidenza del Consiglio: in corsa ci sarebbero Giulia Bongiorno, Claudio Durigon, visto di buon occhio per i risultati sul dossier quota 100, e Nicola Molteni, sottosegretario all’Interno, considerato uno stakanovista di prim’ordine, tanto da ‘coprire le spalle’ a Salvini e consentirgli di essere presente su più tavoli.

Altra partita centrale di un ipotetico rimpasto, il super dicastero guidato da Di Maio che tiene insieme Sviluppo economico e Lavoro. Fonti Lega sostengono che il vicepremier grillino sarebbe disposto a cedere un dicastero solo dietro un’adeguata contropartita, vale a dire per far valere le ragioni del Movimento su Benetton, Ilva e Alitalia. Infine, i dicasteri 5 Stelle considerati in questi mesi più a rischio, vale a dire Difesa, Infrastrutture e Salute.

Mentre il dicastero in capo a Giulia Grillo non farebbe gola alla Lega, Trenta sarebbe riuscita a fronteggiare il ‘fuoco amico’ interno al Movimento proprio grazie ai ripetuti attacchi al leader del Carroccio e ai botta e risposta piccati. Danilo Toninelli, invece, sarebbe considerato -riportano fonti leghiste- un ministro “ormai decotto”, ma nessuno avanzerebbe candidature sul Mit: si tratta, viene spiegato dalle stesse fonti, di un dicastero dall’enorme potenziale, ma di assai complessa conduzione.

Il ‘timone’ del Mit a maggior ragione spaventa se il Cipe, vale a dire il Comitato interministeriale per la programmazione economica, dovesse rimanere in questa sorta di limbo dove appare confinato, “tra l’immobilismo del ministro all’Economia Giovanni Tria e i timori di Conte”, lamentano le stesse fonti del Carroccio. Nel mezzo, l’ennesima e forse insufficiente riforma del codice degli appalti che rischia di “dimostrarsi fallimentare senza una conduzione decisa della grande partita degli investimenti in infrastrutture pubbliche” riferisce una fonte di primo piano della Lega.