La difesa di Bossi jr  

La difesa di Bossi jr

Immagine di repertorio (Fotogramma)

Pubblicato il: 15/07/2019 13:14

Vi mostrerò tutti i documenti e il motivo per il quale da sette anni a questa parte continuo a ribadire che il reato per appropriazione indebita non esiste”. Così Renzo Bossi, in un video, con documenti alla mano torna a difendersi dalle accuse che nel 2012 le erano state mosse dalla Procura di Milano. “Nel mio processo iniziato nel 2012 vengo accusato di appropriazione indebita nei confronti della Lega Nord. Cioè avrei pagato mie spese personali con i soldi del partito“.

“Questo reato – sottolinea Bossi jr- prevede la querela del soggetto leso, nel nostro caso la Lega Nord, ma siccome nel 2012 la querela non c’era la Procura di Milano decise di continuare questo processo d’ufficio e cioè senza che la Lega confermasse che queste somme erano state sottratte dai conti correnti. Ad ogni modo facilmente potete capire che per essere indagato del reato di appropriazione indebita la Procura avrebbe dovuto dimostrare che questi pagamenti dalle casse della Lega erano avvenuti per pagare le mie spese personali”. “I famosi 49 milioni della Lega Nord che mio padre lasciò nelle casse del partito quando si dimise da segretario? Nonostante le continue e ripetute accuse sui social ribadisco di non essere mai stato coinvolto in questa vicenda”.

“DA EQUITALIA PROVA MIA ESTRANEITA'” – Nel 2014 mi recai presso Equitalia, si difende Renzo Bossi, dove ritrovai migliaia di euro di cartelle da pagare nelle quali vi erano tutti i verbali delle multe che la Procura di Milano diceva essere state pagate dalla Lega Nord”. Da Equitalia, quindi, sostiene Bossi jr, è venuta fuori la sua estraneità alle accuse, poiché le multe a lui intestate non erano state pagate, tanto meno dalla Lega. Nel 2012 c’erano “titoloni di giornali”, che scrivevano di “decine di multe intestate a me pagate dai conti correnti della Lega”. “In nessuna delle multe trovate dalla Procura di Milano c’è il timbro di pagamento quindi non erano mai state pagate”. “La Procura di Milano ha deciso di andare avanti nonostante le prove della mia innocenza, nessuna multa mi è stata mai pagata dal partito”. Così Renzo Bossi, in un video, torna sulle accuse che gli erano state mosse dai magistrati milanesi, di appropriazione indebita dei fondi della Lega Nord. “Venni accusato anche di multe non mie – sottolinea – una di queste era intestata a una signora che aveva noleggiato un furgone della Hertz, chiamata a testimoniare in Tribunale a Milano, oltre a confermare di non avermi mai conosciuto, confermò che il noleggio del furgone era stato fatto per la sua ditta. Quindi mi chiedo come sia possibile che la Lega Nord mi abbia pagato delle multe mai pagate e che delle multe a me non intestate siano state inserite nelle mie spese personali pagate dal partito”.

LA FATTURA D’ALBERGO – “Una delle spese che più mi lasciò allibito nel 2012 fu la fattura di 136 euro per il pernottamento in un albergo” si difende dalle accuse di appropriazione indebita Renzo Bossi nel video pubblicando tutti i documenti a sua discolpa. “Questa fattura per cui venni accusato di aver usato i soldi della Lega Nord, ha allegato lo scontrino del Pos”.”Come è assolutamente visibile sullo stesso scontrino è riportato il mio nome, cognome e le ultime cifre della mia carta di credito personale. Come è possibile l’accusa di averla fatta pagare alla Lega? Poi -conclude – sono stato accusato di aver incassato due assegni del partito, dei quali esistono solo le matrici e non le copie degli assegni, ma soprattutto non è mai stato dimostrato il versamento sul mio conto”.

L’AUDI A6 – “Incredibile ma vero, venni accusato di aver comprato un’Audi A6 con i soldi della Lega Nord, oltre a essermi fatto pagare l’assicurazione. Quell’Audi era intestata alla Lega Nord e non poteva essere mia”. “All’epoca dei fatti la mia auto era una Bmw e lo dimostrano i video di Striscia la Notizia dove mi veniva consegnato il Tapiro. L’avevo comprata con un contratto di leasing pagata dal mio conto corrente”.

LA LAUREA – “La laurea inventata è stato l’apice di questo falso processo. Oltre a non aver mai detto di essermi laureato all’epoca delle indagini sia la polizia doganale albanese sia l’ambasciata italiana a Tirana dichiararono che non ero mai stato in Albania. Dello stesso diploma di laurea c’è solamente una copia con la data di nascita sbagliata, e avrei frequentato il corso in lingua albanese. Ad oggi il pagamento di questo titolo di laurea non è mai stato dimostrato”.