“Savoini? Aveva foto di Hitler in redazione ma era brillante”  

Savoini? Aveva foto di Hitler in redazione ma era brillante

(Fotogramma)

Pubblicato il: 15/07/2019 19:58

di Ileana Sciarra

“C’era una presenza iconografica anomala, senza dubbio inquietante… Se la riconduci a goliardia può anche andar bene, ma a quel punto te le tieni nella tua cameretta, non in una redazione politica”. Così all’Adnkronos l’ex direttrice de la Padania Stefania Piazzo, oggi a capo della testata online ‘l’Indipendenza nuova’, ricordando “l’iconografia inquietante” risalente agli anni in cui nel quotidiano leghista, che ha chiuso i battenti nel 2014, Luca Savoini, detto ‘il Savo’, era solito arrivare col sigaro in bocca, dietro la sua scrivania qualche scatto di troppo che imbarazzava i colleghi dell’epoca. Il riferimento è alle foto di Hitler sulla scrivania di Savoini.

Foto di Adolf Hitler – si legge in un vecchio articolo di ‘Liberazione’ datato 16 luglio 2002 e in cui Savoini non è mai citato ma si descrivono i redattori del quotidiano di via Bellerio come ‘piccoli fan di Hitler’ – uno scatto di una tomba di un ufficiale tedesco decorato con la croce di guerra e al fianco la parola ‘onore’ vergata a mano, i simboli della ‘leben-rune’ della ‘toten-rune’, le rune della protezione e della morte usate per le tombe delle Ss nel terzo Reich.

E ancora: lo stemma della Gestapo rivisitato e corretto, l’immagine in divisa e con tanto di elmetto dell’ex aderente alle Ss italiane Pio Filippani Ronconi, insignito dal comando tedesco con la Croce di Ferro di seconda classe. Savoini, noto per le sue simpatie di destra, all’epoca, circa 17 anni fa, era considerato la punta di diamante di quella stessa redazione.

Nessuno però sollevò mai il caso dell’iconografia sopra le righe, affrontandolo ad esempio in un’assemblea di redazione. “Savoini -racconta ancora Piazzo – era vissuto da tutti con una sorta di stima reverenziale, aveva una marcia in più che gli derivava dai suoi agganci. Insomma, era chiaro che aveva delle fonti che lo facevano brillare più degli altri, rendendolo il giornalista politico per eccellenza”.

“Era un collega correttissimo – riconosce Piazzo – che coltivava, sì, la passione per quella cultura storica che nulla aveva a che vedere con la Padania o la secessione… Figurarsi, io nel mio ufficio avevo una foto di Cattaneo”, taglia corto con un sorriso.