Tria: “Non mi sento scavalcato da Salvini”  

Tria: Non mi sento scavalcato da Salvini

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Pubblicato il: 17/07/2019 06:40

Sentirsi scavalcato da Matteo Salvini? Proprio “no”. La convocazione al Viminale per parlare della manovra 2020 ”al di là della location, mi è sembrata un’iniziativa di partito che incontra le parti sociali”. Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, dopo la criticata riunione che ha visto seduti allo stesso tavolo 43 associazioni e diversi rappresentanti della Lega, per lo più componenti del governo, mette in chiaro la differenza tra i desideri di una parte del governo e la scrittura, nero su bianco, della legge di bilancio per il prossimo anno, che potrà essere realizzata solo a via XX Settembre. ”E’ evidente che ogni legge di bilancio, anche la prossima, richiederà delle scelte politiche impegnative da parte del governo, che dovranno essere condivise”, spiega il ministro.

Prima tra tutte la flat tax, che al momento è esaminata da diverse angolazioni: ”Sono allo studio vari possibili disegni alternativi”, spiega Tria. Sicuramente, nella prossima legge di bilancio, ”il governo dovrà agire sugli investimenti pubblici il più possibile” perché ”è la leva di intervento per il sostegno della crescita nel breve termine ma soprattutto nel medio e lungo termine”.

Ma è anche ”importante mantenere una costanza nell’azione per risolvere i problemi che devono essere affrontati per sostenere gli investimenti privati” agendo in particolare sul sistema giudiziario. ”Nel mondo gli investitori hanno resistenza a venire in Italia per il rischio legale, non solo legato alla lentezza delle procedure amministrative ma anche per il mix normativo complesso”.

Questo ostacolo ”va affrontato con consapevolezza perché impedisce agli investitori internazionali di venire in Italia. Su questo ci giochiamo la crescita”, avverte Tria. Per il 2019 è stimata allo 0,2% e, ad oggi, ”le prospettive elaborate dai principali previsori internazionali non indicano segnali recessivi. Tuttavia il protrarsi delle incertezze potrebbe costituire un potenziale rischio negativo per la congiuntura”. L’Italia ha già avuto problemi, lo scorso autunno, a causa delle ”incertezze che derivavano dall’Italexit”.

”C’è stato certamente un clima non favorevole da cui siamo usciti” grazie agli accordi fatti con l’Ue, da cui ”si deduceva che l’Italia non vuole uscire” dall’Europa. Fondamentale è stata l’assicurazione che le somme non utilizzate per il reddito di cittadinanza e quota 100, che secondo il ministro alla fine del 2019 saranno superiori a 1,5 miliardi di euro, andranno a ridurre il deficit. E anche per il prossimo anno i risparmi ”saranno non trascurabili e saranno destinati a soddisfare le indicazione del parlamento, di mantenere gli obiettivi di finanza pubblica e non aumentare la pressione fiscale”.

E poi bisogna garantire anche la ”costruzione del capitale umano” che passa per l’istruzione. In questo settore ”è ovvio che non ci saranno tagli di spesa” anche perché gli errori del passato pesano già sul presente. “Stiamo accumulando un ritardo digitale” e “stiamo disperdendo talenti ma anche risorse”, a causa della fuga di cervelli che “ci fa perdere quasi 14 miliardi di euro l’anno, quasi l’1% del Pil”.