Ponte Morandi, Di Maio: “Perizia da brividi”  

Ponte Morandi, Di Maio: Perizia da brividi

(Fotogramma/Ipa)

Pubblicato il: 02/08/2019 18:06

Una perizia da brividi. La definisce così il vicepremier e ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, Luigi Di Maio in un post su Facebook nel quale figura una foto con un estratto della relazione, condotta sul Ponte Morandi. “Ieri è uscita la relazione dei tre periti chiamati a valutare le condizioni del ponte Morandi. Ci sono tante cose all’interno della perizia che mettono i brividi, ma una in particolare: la mancanza per 25 anni di interventi significativi di manutenzione, praticamente da quando la competenza ha smesso di essere dello Stato. È inaccettabile e bisogna avviare al più presto il procedimento di revoca delle concessioni ad Autostrade per l’Italia“.

“Il nostro compito è anche quello di fare capire, a questi signori, che il governo adesso li controlla, per impedire che il profitto prevalga sul bene collettivo – conclude Di Maio -. Questo è il miglior modo per onorare le vittime della tragedia di Genova. E il governo unito su questo è la migliore risposta che possiamo dare alle loro famiglie”.

LA REPLICA – Autostrade per l’Italia in una nota ricorda che sul Ponte Morandi “nel periodo 2015-2018, fino al 14 agosto, sono state realizzate attività di manutenzione per ben 926 giorni-cantiere, pari ad una media settimanale di 5 giorni-cantiere su 7 giorni, con un investimento di circa 9 milioni di euro”. Su questo tema, rileva ancora la società, “la perizia si limita a ricordare che sugli stralli – dopo che nel 1994 si intervenne sul sistema 11 e non, per motivazioni che dovranno essere accertate, sul sistema 10 e 9 (poi collassato) – non sono stati fatti altri interventi di manutenzione, ma risulta alla società che né nel 1994 né successivamente sia emerso alcun allarme circa lo stato di corrosione del reperto 132”. I difetti, evidenziati dalla perizia, non erano tali da compromettere la tenuta del Ponte Morandi. Autostrade per l’Italia ricorda in particolare che i propri consulenti tecnici “hanno chiarito già ieri che la presenza di trefoli corrosi tra il 50% e il 100% era ridotta e non può in alcun modo aver avuto effetti sulla tenuta complessiva del Ponte”. I difetti evidenziati dalla perizia, tra cui quello riscontrato sul reperto 132, “erano fortemente localizzati, derivavano prevalentemente da difetti di costruzione dell’infrastruttura realizzata negli anni 60 per conto dell’Anas e non erano tali da compromettere in alcun modo la capacità portante del Ponte”.

DI MAIO – “Vedo che Aspi mi attacca nuovamente senza alcun motivo, visto che le mie dichiarazioni odierne fanno riferimento alla relazione dei tre periti del giudice per le indagini preliminari sul ponte Morandi. Non è mia la relazione, questo non è un dibattito politico ma ci sono delle indagini e dei tecnici che stanno evidenziando delle gravi mancanze. È dunque inutile che Aspi tiri in ballo me o il M5S. Perché qui non c’è nessun complotto. Qui il punto è che o siamo tutti matti oppure Aspi, forse, ha torto. Farebbe meglio a chiedere scusa”, ribatte Di Maio in una nota.