Governo, al lavoro sherpa Pd-M5S  

Governo, al lavoro sherpa Pd-M5S

Immagine d’archivio (Fotogramma)

Pubblicato il: 19/08/2019 19:23

di Giuseppe Greco

“Aspettiamo domani”. Il riserbo dietro il quale si trincerano i protagonisti della trattativa lascia intatte anche per oggi le ‘chance’ del governo di scopo. Alla vigilia delle comunicazioni del premier Conte in Senato, i contatti tra le parti (Pd e M5S) sono andati avanti con discrezione durante una giornata in cui ha soprattutto tenuto banco l’assemblea dei gruppi parlamentari pentastellati.

Il percorso tracciato già da qualche giorno viene confermato come intatto, senza negare difficoltà (“enormi”) e la possibilità sorprese dell’ultimo minuto: Conte parla in aula, prende atto della mancanza di una maggioranza e sale al Colle a riferire. Da lì, si apre formalmente la crisi. Fino ad allora, tutto si muove sotto traccia. Specie al Pd, dove il segretario Nicola Zingaretti non sposta di un millimetro il Nazareno dalla posizione ufficiale: governo “forte” o “meglio il voto”.

Intanto, però, gli ‘sherpa’ dem e quelli grillini sono andati avanti con lo scambio di messaggi e telefonate. Dai quali trapela un certo ottimismo: “Al Colle, quando sarà il momento, potremo offrire una maggioranza superiore di quella M5S-Lega al Senato“, viene assicurato da chi tiene contatti (e pallottoliere) tra le parti. L’allusione a ‘transfughi’ di Forza Italia che assicurerebbero anche di superare quei 162 sì avuti a palazzo Madama il giorno dello stop a Salvini.

Nei contatti intercorsi, nei quali M5S avrebbe confermato l’esito del vertice di Bibbona e il no al ritorno con Salvini, si sarebbe quindi lavorato in particolare su due fronti. Primo, i temi da proporre per un accordo di legislatura con particolare attenzione al pacchetto da inserire nella legge di Bilancio per scongiurare lo scatto dell’Iva. E’ per questo motivo, per completare quel processo di digitalizzazione del Fisco capace di assicurare quel di più di entrate da usare per neutralizzare le clausole, che circolava il nome di Ernesto Ruffini per la squadra di governo.

E poi la figura del premier. Da questo punto di vista restano in campo diverse ipotesi. Se (“ma non è affatto scontato”, viene sottolineato) ci dovesse essere un premier M5S, Roberto Fico resta il nome con le maggiori chance. In questo caso, la presidenza della Camera andrebbe al Pd (Franceschini oppure un renziano, a seconda delle alchimie). Nel totonomi però a scapito di un uomo di partito (Enrico Letta, Walter Veltroni) o di area (Raffaele Cantone, Enrico Giovannini), si farebbe spazio di ora in ora una figura da ascrivere al club delle “riserve della Repubblica”. Per quel che riguarda il Conte-bis, gli sherpa del Pd avrebbero confermato il loro ‘no, grazie’, escludendo però qualsiasi tipo di veto a un trasloco del premier alla Farnesina (“come Dini che nel ’96 passò da palazzo Chigi al ministero degli Esteri”) più che Bruxelles.

Le stesse fonti ammettono che resta sul campo “la spina Di Maio”. Infine, la presenza di Matteo Renzi in un eventuale esecutivo di scopo: “Renzi non è candidato a nulla, perché lui non vuole e perché ha fatto un ragionamento per l’Italia”, sottolineano fonti vicine al senatore del Pd. Lo stesso varrebbe per Maria Elena Boschi. Diverso, invece, il discorso per qualcuno di ‘area renziana’. Per un possibile ingresso in un governo di scopo circolano i nomi di Anna Ascani, Simona Malpezzi, Lorenzo Guerini, Emanuele Fiano.