Diabolik, lo sfogo della figlia Ginevra  

Diabolik, lo sfogo della figlia Ginevra

(Foto Fotogramma)

Pubblicato il: 22/08/2019 10:22

“Io oggi contrariamente a quello che fanno vedere in televisione, ero al funerale di mio padre, cosa che forse il questore si è dimenticato, come se lo sono dimenticati quegli sciacalli dei giornalisti (perché solo gli sciacalli lucrano sulle disgrazie altrui)”. Inizia così il lungo sfogo pubblicato su Facebook di Ginevra Piscitelli, la figlia di Fabrizio ‘Diabolik’, il leader degli Irriducibili Lazio ucciso il 7 agosto scorso a Roma, la cui salma – a quanto apprende l’Adnkronos da fonti Ama – è stata cremata stamani al cimitero Flaminio. Le ceneri dell’ultras laziale restano al cimitero a disposizione della famiglia.

Il post è stato scritto nella tarda serata di ieri, a poche ore dalle esequie del padre al santuario del Divino Amore durante le quali si sono registrati attimi di tensione a seguito del divieto imposto dalla questura di mostrare anche solo per pochi istanti il feretro di Piscitelli alla folla di tifosi radunata nel piazzale antistante il santuario, Ginevra Piscitelli accusa: “Il Questore ha creato, a fine celebrazione, andando contro gli accordi presi, un disagio incredibile, sia ai suoi collaboratori che a noi familiari”. “Chiaramente – aggiunge – il questore ha dovuto creare disagio per far valere la sua posizione iniziale, per dar ragione alla stampa, o meglio forse gli sarebbe costato caro se la stampa avesse scritto che tutte le persone presenti al funerale avevano mantenuto (come premesso) un atteggiamento consono e rispettoso nei confronti della mia famiglia e nei confronti di mio padre”.

“Hanno deciso – prosegue la figlia dell’ultras assassinato con un colpo di pistola al parco degli Acquedotti – dopo due settimane di calvario (non ancora terminato visto che fino a prova contraria non è ancora stato trovato l’assassino), di lasciare il feretro di mio padre per due ore sotto il sole, perché il Questore ha imposto il divieto di far scendere la macchina in mezzo ai tifosi, violando gli accordi presi lunedì. Infatti ci tengo a precisare che il funerale seguiva un programma, che da parte nostra non è venuto meno, mentre da parte sua SI, perché a differenza del Questore, a casa mia, la parola data è una e va sempre rispettata”.

Ieri, racconta Piscitelli, “la maggior parte dei collaboratori del questore si sono vergognati e non per noi, ma per l’incarico che gli era stato dato da una poltrona. Vorrei che vi avessero fatto vedere i collaboratori del questore scuotere la testa sotto il sole, la maggior parte di loro amareggiati”. Poi il passaggio sul malore accusato da Rita, la moglie di Fabrizio Piscitelli: “Vorrei che vi avessero fatto vedere mia madre stesa a terra il giorno del funerale di suo marito, che si è sudata e che ha voluto fare con tutto il cuore, per noi figlie, per i nostri amici e per i ragazzi della Lazio. Vorrei che vi avessero fatto vedere come le figlie, siano state seguite dalla stampa dalla camera ardente, dove abbiamo baciato nostro padre per l’ultima volta, fino al deposito del cimitero (arrivati a 130 km/h con tanto di sirene accese come se stessimo facendo un inseguimento)”.

“Vorrei che vi avessero fatto vedere mio nonno con l’ossigeno, per due ore in macchina sotto al sole, aspettando di poter fare un tratto di strada dietro suo figlio – continua Ginevra Piscitelli – vorrei che vi avessero fatto ascoltare la messa. Una messa in cui un uomo di Chiesa, un monsignore, sebbene ha citato anche il soprannome di mio padre cioè ‘Diabolik’ poi l’ha chiamato Fabrizio. Fabrizio in quanto uomo, marito, padre e figlio”.

Dunque il passaggio sul sentimento che ha motivato le richieste reiterate ieri al Divino Amore. “Vorrei che vi avessero fatto ascoltare nei video che trasmettono al tg, che chiedevo, urlando, dopo mezz’ora sotto al sole, con mia madre su un’ambulanza, di far scendere l’auto con mio padre – scrive ancora Piscitelli – perché in quella macchina per molti c’era un feretro con un corpo senza vita, per me in quel feretro c’era un pezzo di cuore, c’era l’uomo che avrebbe dovuto accompagnarmi all’altare, l’uomo che avrebbe dovuto vedermi laureare, l’uomo che mi ha cresciuta, l’uomo che dormiva con me quando ero giù di morale, c’era mio padre e questo dovrebbe bastarvi”. “Non mi sto giustificando – conclude infine Ginevra Piscitelli – sto dicendo semplicemente la realtà dei fatti, quella che fortunatamente più di mille persone hanno potuto vedere con i loro occhi, ma che purtroppo voi non vedrete mai. Detto questo, io continuerò a camminare a testa alta sempre e non sarò mai come avete provato a descrivermi voi. Mai. Ginevra Piscitelli”.

“Io non ero presente tra la folla come è stato possibile notare. Mi giungono molte voci da persone che esulano dai familiari e dai tifosi che purtroppo richiamano puntualmente alla strumentalizzazione di questo funerale”. Così Angela Piscitelli, la sorella di Fabrizio, che sottolinea: “Qualche dubbio su chi abbia voluto colorarlo con le proprie tinte, lo porrei a chi ha facoltà di avere un pensiero più pulito – aggiunge – Certamente un’ordinanza del questore così tanto discussa in ogni ambiente e che ha richiesto necessariamente molti aggiustamenti essendoci con tutta evidenza a parere mio, aspetti ed ampi spazi legalmente discutibili, aveva necessità di rinforzare un suo perché”. “Comunque ciò che di spietato umanamente parlando ha preceduto il funerale, lascia spazio a mio avviso ad ampie riflessioni – prosegue – tra queste direi che mio fratello riposa in pace e per me è ciò che conta, che il suo funerale si è svolto nella chiesa che volevamo e non in una squallida cappella alle sei del mattino, che il sacerdote è stato molto incisivo e raffinato scegliendo la parola di Dio più mirata ai vivi che ai defunti e dunque tutto il resto è noia, inutile rumore”. “Concludo ricordando che nell’inosservanza degli accordi è sfuggita agli addetti, la presenza di ospiti non richiesti e che non rientravano tra gli intimi – rileva Piscitelli – In ogni caso malgrado lo spiegamento ingente delle forze dell’ordine in divisa e non, il materiale criticabile che resta ai giornalisti e ad altri per giustificarlo, continua a restare forse eccessivamente impegnativo. Ma io non mi occupo di ordine e sicurezza né di disordine ed insicurezza”.