Migranti: nuova missione per Mare Jonio, ‘per denunciare violazione diritti’  

Nuova missione per Mare Jonio, 'Per denunciare violazione diritti'

Mediterranea

Pubblicato il: 23/08/2019 12:34

“Partita la missione 4/2019. Mare Jonio è di nuovo nel cuore del Mediterraneo! Il 22 agosto al tramonto Mare Jonio ha lasciato il porto di Licata per tornare nel Mediterraneo centrale a monitorare e denunciare le violazioni dei diritti umani e, laddove ci siano persone in pericolo, a salvare vite”. Così Mediterranea Saving Humans sui social. “La nostra nave è stata sotto sequestro probatorio per più di due mesi dopo avere salvato 30 donne, uomini e bambini a maggio scorso. Restituita al suo equipaggio di mare e di terra, è tornata adesso dove bisogna essere, mentre continuano le notizie di terribili naufragi di persone in fuga dalle bombe della guerra e dalle torture dei campi di detenzione libici, e 350 sopravvissuti sono ancora a bordo della Ocean Viking in attesa di un porto sicuro”, dice.

“Insieme al coordinatore di missione Luca Casarini, 22 membri dell’equipaggio, distribuiti tra Mare Jonio e una barca d’appoggio, che coprono tutte le funzioni necessarie a garantire la massima efficacia e sicurezza della missione. Tra questi sono a bordo anche Cecilia Sarti Strada e la scrittrice Caterina Bonvicini – spiega Mediterranea -Al nostro fianco anche l’Ong Lifeline, che ha deciso di supportare questa missione con l’apporto di una ulteriore barca a vela, nel solco della collaborazione simbolica e materiale che ha visto le navi della società civile europea continuare nonostante tutto a difendere strenuamente il diritto e i diritti contro l’arbitrio e la violenza del potere”.

“Questo rimane il nostro faro, la bussola che orienta la nostra azione e che guiderà le scelte che ci troveremo a compiere nei giorni avvenire – dice Mediterranea -Alle spalle abbiamo tanti mesi difficili, in cui il dimissionario governo italiano ha messo in campo ogni mezzo per fermarci, e in cui con ogni mezzo abbiamo continuato nella nostra missione, anche quando ci siamo ritrovati a portare in salvo 59 profughi di guerra su una barca a vela”.

E conclude: “Abbiamo sempre portato le persone soccorse nel porto sicuro più vicino, che ha coinciso giuridicamente con l’isola di Lampedusa, costretta a diventare frontiera di un mare in guerra e capace di mantenere sempre una straordinaria dignità. Anche a Lampedusa e ai lampedusani va il nostro ringraziamento. La speranza, l’umanità, la serenità di essere dalla parte giusta della Storia, ci hanno portati fino a qui, insieme. Siete tutte e tutti a bordo con noi!”.