Detenuto evade da Poggioreale: “E’ pericoloso”  

Detenuto evade da Poggioreale: E' pericoloso

(Fotogramma)

Pubblicato il: 25/08/2019 14:24

Un 32enne polacco è evaso questa mattina dal carcere napoletano di Poggioreale. Sono in corso le sue ricerche da parte di tutte le forze di polizia coordinate dalla Procura della Repubblica. Robert Lisowski, questo il nome del detenuto, era stato arrestato dalla Squadra mobile di Napoli lo scorso 5 dicembre 2018 per omicidio.

E’ alto 1,80 metri circa, di corporatura magra, carnagione chiara, con capelli radi castano chiaro. Al momento della fuga aveva la barba e un’andatura claudicante. La Questura di Napoli fa sapere che l’uomo “è da considerarsi pericoloso” e chiede a chiunque lo vedesse di “contattare subito i numeri di emergenza e soccorso pubblico”.

Lisowski si è calato al di là del muro di cinta del carcere utilizzando una lunga fune e sarebbe riuscito a superare il muro perimetrale del carcere dal lato di via Francesco Lauria, quello cioè che affaccia sul Centro direzionale. Sono in corso ricerche a tappeto da parte di tutte le forze di polizia, coordinate dalla Procura.

Quella riuscita al 32enne è la prima evasione in oltre 100 anni di storia del carcere di Napoli Poggioreale. “Era nell’aria un episodio così grave che segna la fine di una roccaforte dei penitenziari italiani come il ‘Salvia’, dal quale in oltre 100 anni di storia mai nessun detenuto è riuscito a evadere”, fa sapere il sindacato Osapp ricordando che qualche anno fa un tentativo analogo di evasione dal carcere di Poggioreale, scavalcando cioè il muro di cinta, finì male per il detenuto che riportò gravi lesioni fisiche in seguito alla caduta. Il segretario provinciale di Osapp Napoli, Luigi Castaldo, denuncia “la mancanza di personale per oltre 200 unità a discapito della sicurezza di tutti e un sovraffollamento detenuti per oltre 800 ristretti oltre la capacità regolamentare consentita. Dati denunciati e segnalati ovunque, ma un’amministrazione sorda e una politica assente non hanno dato risposte concrete e tangibili. Non si può più lavorare in queste condizioni”.