Il manifesto di Cairo scuote il centrodestra  

Il manifesto di Cairo scuote il centrodestra

(Fotogramma)

Pubblicato il: 26/08/2019 20:01

Il caso Cairo irrompe nella crisi di governo, nel bel mezzo della trattativa M5S-Pd per la nascita di una nuova maggioranza giallorossa. La sua intervista-manifesto al ‘Foglio’ scuote in particolare il centrodestra. A cominciare dalla Lega. Colpisce, infatti, l’attacco frontale del presidente Rcs all’indirizzo di Matteo Salvini: ”Lui sa agitare le piazze, fomenta le folle da politico esperto qual è, ma governare è tutta un’altra storia”. Nessuno crede in una discesa in campo a breve, ma a tutti è chiaro che Urbano Cairo scalpita, per ora sta alla finestra e poi qualcosa farà, magari presentandosi con un soggetto politico quando ci saranno le condizioni.

In via Bellerio, raccontano, lo temono, perché come dice a mezza bocca un big che non vuole violare il ‘silenzio’ di queste ore in casa leghista, ”sembra un Berlusconi 2…”. Forza Italia, invece, è divisa sul ‘papa straniero Urbano’. E Silvio Berlusconi, per ora, tace. L’ultima volta che ha parlato del suo ex manager a Publitalia è accaduto 5 mesi fa quando nel salotto di Bruno Vespa, all’eterna domanda sul suo successore, l’ex premier rispose: ”Ho tentato con molti ma mi hanno deluso, anche con Cairo, che è stato mio assistente per 12 anni e sta facendo molto bene come imprenditore. Ma, dopo aver visto quello che hanno fatto a me, mi ha detto: ‘No, non lo farò mai'”.

Raccontano che il Cav sia freddo con il patron del Torino, per una serie di puntate di ‘Non è l’arena’ su La7 contro l’ex premier in campagna elettorale. Tant’è che da allora non si sentono più al telefono. Ma si tratta solo di rumors che non trovano alcuna conferma.

Da tempo gli azzurri si interrogano se il dopo-Silvio abbia il volto di Cairo. C’è chi vede bene il suo contributo, come Gianfranco Rotondi, tra i primi a pronosticarne un ingresso nell’agone politico (”Sono stato il primo a dirlo e lo confermo, verrà il momento di Cairo, e una legislatura di riforme paradossalmente ne potrebbe essere la principale condizione”) e chi, inviperito per le parole supponenti riservate al suo ex datore di lavoro (”Io non sono l’erede del Cavaliere, sono diverso da lui, non vivo nell’attesa di ricevere una qualche investitura”) considera il patron del Torino un potenziale competitor, un “ingrato, perché pronto a fare le scarpe a Silvio” con “la scusa di essere il nuovo” e chi resta indifferente, convinto che “si posizionerà con il centrosinistra”, visto che il ”suo manifesto sembra sovrapponibile a quello di Calenda…”.

In casa Fi c’è invece, chi resta indifferente e invita alla cautela, innanzitutto, “perché ci vorrà ancora del tempo prima di vederlo in politica” e poi “perché Cairo, visti gli attacchi a M5S e Lega, sembra posizionarsi nel centrosinistra, con un manifesto sovrapponibile a quello di Calenda…”. A rompere il silenzio di Forza Italia, oltre a Rotondi, è solo Giorgio Mulè che all’Adnkronos dice: “Ho letto con molto interesse quello che ‘il Foglio’ ha titolato come il ‘manifesto politico’ di Urbano Cairo. I cinque capisaldi di questo ‘manifesto’ che Cairo elenca sono musica per le mie orecchie, rispecchiano come carta carbone il programma di governo di Forza Italia”.

Il portavoce dei gruppi parlamentari azzurri vede il presidente Rcs schierato solo con Fi: “Se i ‘poltronari’ dei 5Stelle e la panchina lunga del Partito democratico consentiranno agli italiani di giocare la partita delle elezioni, mi aspetto che Cairo, dal momento che non vuole ‘scendere in campo’, sosterrà con convinzione la squadra di Forza Italia”. Giovanni Toti, leader di ‘Cambiamo’, non crede a una imminente discesa in campo di Cairo, ma ritiene che il suo contributo possa essere utile solo per “irrobustire” l’ala liberale e riformista del centro-destra col trattino. “L’Italia a mio avviso – dice il governatore ligure – ha bisogno di semplificazione della politica, non di ulteriore confusione: il centro-destra deve ridisegnare i propri confini e le proprie ricette, irrobustendo quell’ala liberale e riformista che oggi fatica a far sentire la propria voce”. ”Se la discesa in campo di un uomo come Cairo, dalle indubbie capacità, andasse in questa direzione – assicura Toti – non potremmo che ritenerla utile. Se al contrario tendesse a frammentare ulteriormente un’offerta politica già spappolata, sarebbe un ulteriore elemento di smarrimento per gli elettori”. Anche Giorgia Meloni come il Cav sceglie il silenzio. Bocche cucite anche da tutti gli esponenti di Fratelli d’Italia.