“Spero in degna sepoltura per Imane”, il dolore del fratello  

Spero in degna sepoltura per Imane, il dolore del fratello

(Fotogramma)

Pubblicato il: 29/08/2019 18:20

di Antonietta Ferrante

“Spero di dare presto una degna sepoltura a mia sorella Imane“. A parlare all’Adnkronos è Tarik Fadil, fratello della giovane testimone dei processi Ruby contro Silvio Berlusconi deceduta lo scorso 1 marzo all’Humanitas di Rozzano, dopo un mese di agonia in ospedale. “E’ un desiderio dell’intera famiglia. A sei mesi dalla sua morte, ancora avvolta dal mistero, vogliamo solo che abbia pace“. Parole pronunciate a sei mesi dalla morte della 34enne ex modella e quando mancano ancora i risultati ufficiali dell’autopsia.

A inizio luglio, secondo le indiscrezioni raccolte dall’Adnkronos, nella relazione degli esperti non emergeva nessuna evidenza sull’ipotesi di avvelenamento, il primo di una serie di sospetti che avevano acceso l’attenzione sul caso, su cui indaga il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e i pm Luca Gaglio e Antonia Pavan. “Non ci sono elementi a supporto di ipotesi di morte non naturale”, la frase attribuibile a chi sta limando la relazione da consegnare in procura. Esami a cui partecipa anche il consulente della famiglia assistita dall’avvocato Mirko Mazzali. Dallo scorso marzo, quello che è certo, è che sono state escluse più cause del decesso: scartata subito l’idea di una morte legata a sostanze radioattive, dalla perizia collegiale “non ci sarebbero risultanze indicative di avvenuto avvelenamento”.

Tra i quesiti che non avrebbero portato a una ragione certa neppure la tesi di una malattia rara o autoimmune oppure possibili effetti collaterali legati all’assunzione di farmaci a cui Fadil era sottoposta nel tentativo di salvarle la vita. Fino a quando la relazione non sarà depositata in procura e i magistrati non saranno soddisfatti delle risposte ricevute, non ci sarà il nulla osta per la sepoltura. Fino ad allora il corpo della giovane resterà all’obitorio dell’istituto di Medicina legale in piazzale Gorini. “E’ passato tanto tempo, domenica sono sei mesi, e siamo molto preoccupati. Io e la mia famiglia – conclude Farik – vorremmo che Fadil trovi pace”.