Telenovela Brexit  

Telenovela Brexit

(Foto Afp)

Pubblicato il: 04/09/2019 12:50

Saranno espulsi dal gruppo parlamentare i 21 ‘ribelli’ tories che ieri sera hanno votato contro la linea del premier Boris Johnson. Voto con cui hanno permesso l’approvazione, da parte della Camera dei Comuni, della mozione che avvia l’iter del progetto di legge che punta a impedire la Brexit senza accordo il prossimo 31 ottobre, obbligando il governo a chiedere all’Unione europea un rinvio fino al 31 gennaio del 2020.

I 21 espulsi, spiega la ‘Bbc’, non potranno candidarsi alle prossime elezioni con i conservatori. Tra i ribelli ci sono esponenti di spicco dei tories come Kenneth Clarke, ex cancelliere dello Scacchiere nel governo Major e veterano dei Comuni, che ha affermato di non riconoscersi più nel partito.

Non è stato di certo il migliore degli esordi per Johnson che, in un colpo solo, ha perso il suo primo voto in Aula da premier e la maggioranza che teneva in piedi il governo. Mentre il leader dei Tory e premier britannico stava parlando, il deputato conservatore della coalizione Tory-Dup Philip Lee si è alzato, ha attraversato la Camera dei Comuni ed è andato a sedersi coi Lib dem. La sua defezione, dovuta al dissenso nei confronti della strategia del governo per la Brexit, ha significato per Johnson perdere la maggioranza alla Camera dei Comuni che di fatto tolto dalle mani del governo l’agenda legislativa, affidandola al controllo dell’aula.

La messa in minoranza del governo potrebbe rendersi ancora più evidente quando l’aula sarà chiamata a pronunciarsi sulla proposta di legge, presentata per le opposizioni dal laburista Hilary Benn, che punta a impedire la ‘no deal Brexit’. Alla mozione dovrebbero aderire diversi deputati conservatori ribelli, contrari all’uscita dalla Ue senza un accordo. Se la Camera dei Comuni approverà la legge anti no deal, si andrà ad elezioni anticipate, ha annunciato ieri sera il premier britannico che su Twitter oggi ha ribadito di voler andare avanti per la sua strada: “Corbyn e il suo disegno di legge di resa significherebbero anni di incertezza e di rinvii. Sono determinato a portare avanti il paese e portare la Gran Bretagna fuori dall’Ue il 31 ottobre”.

Come annunciato in precedenza, il leader laburista Corbyn ha detto ‘no’ alla richiesta. Prima di andare al voto, ha detto, sarà necessario approvare la legge anti ‘no deal’, il cui iter è stato avviato ieri sera dalla Camera dei Comuni. In base alla legge britannica, per sciogliere anticipatamente il Parlamento è necessaria una maggioranza dei due terzi, impossibile da raggiungere senza i voti laburisti.

“Il voto di stasera (ieri sera, ndr) significa che il Parlamento è sull’orlo di rovinare qualsiasi accordo che potremmo essere in grado di ottenere a Bruxelles”, ha detto Johnson dopo la sconfitta sottolineando che “consegnerà il controllo dei negoziati all’Ue.” E ha continuato: “Non voglio elezioni, ma se i deputati voteranno domani (oggi, ndr) per interrompere i negoziati e costringere un altro inutile ritardo della Brexit, potenzialmente per anni, allora sarà l’unico modo per risolverlo”.

Una settimana fa il premier aveva chiesto alla regina Elisabetta di sospendere l’aula per cinque settimane a ridosso della scadenza del 31 ottobre. Johnson ha negato che la sua decisione fosse mirata a indirizzare la Brexit verso l’epilogo ‘no-deal’ ma la sua posizione è stata aspramente criticata dall’opposizione laburista e anche da settori del partito conservatore.

I laburisti dal canto loro hanno fatto sapere che non sosterranno le elezioni fino a quando le possibilità di una Brexit senza accordi saranno eliminate. Come si legge su ‘Metro.co.uk’ i parlamentari che hanno votato per assumere il controllo dell’agenda parlamentare sperano di poter bloccare il ‘no deal’ per legge. BoJo e il suo governo vogliono le elezioni, prima della Brexit. Il punto è il backstop, la clausola di salvaguardia che dovrebbe garantire il mantenimento del confine irlandese aperto anche dopo il periodo di transizione post Brexit.

Per evitare un no deal, l’Unione europea dovrà sbarazzarsene, ha affermato Johnson a Biarritz per il vertice del G7 per il quale il backstop non funziona, è “anti democratico ed in contrasto con la sovranità del Regno Unito” perché potrebbe mantenere Londra a tempo indeterminato in un’unione doganale senza avere la possibilità di uscirne, aveva scritto Johnson in una lettera inviata al presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, per chiedere che venga rimossa la clausola. Una volta che il Regno Unito avrà detto addio all’Unione europea “il backstop è una garanzia per evitare un ‘confine duro’ in Irlanda a meno che e fin quando non si trovi un’alternativa”, ha replicato a Tusk aggiungendo: “Chi è contrario al backstop e non propone alternative realistiche di fatto appoggia il ripristino di una frontiera. Anche se non lo ammette”.

Insomma la Commissione europea si aspetta dal Regno Unito “proposte concrete” per la Brexit, che possano essere “alternative al backstop”, la soluzione di salvaguardia tesa ad evitare il risorgere di un confine fisico tra Irlanda e Irlanda del Nord, a patto naturalmente che siano “compatibili con l’accordo di ritiro” siglato dal governo May con la Commissione, ma bocciato tre volte dalla Camera dei Comuni, ha sottolineato nei giorni successivi la portavoce capo della Commissione europea Mina Andreeva.