Musica: al via XVIII Festival Internazionale Arte Sacra  

I Wiener Philharmoniker inaugurano XVIII Festival Internazionale Arte Sacra

Apertura con i Wiener Philharmoniker, a Roma, nella Basilica di San Paolo fuori le mura per il XVIII Festival Internazionale di Musica Sacra

Pubblicato il: 11/09/2019 18:02

Al via la XVIII edizione del Festival Internazionale di Musica e Arte Sacra in programma, quest’anno, dal 14 al 17 settembre, rassegna dedicata alla musica sacra e dal forte richiamo spirituale nelle antiche basiliche papali romane, che ospita complessi orchestrali, cori, solisti e direttori di spessore internazionale provenienti per questa edizione da Europa, Asia ed Estremo Oriente.

Atteso come sempre il concerto dei Wiener Philharmoniker, fra le orchestre più prestigiose al mondo, in residence al Festival fin dal suo nascere, cui quest’anno spetta il concerto d’apertura nella Basilica di San Paolo fuori le mura, con l’esecuzione di ‘Le ultime sette parole di Cristo sulla Croce’, composizione sacra fra le più celebri di Franz Joseph Haydn e di tutto il Settecento.

Promosso e organizzato dalla Fondazione Pro Musica e Arte Sacra, il Festival, che sarà come di consueto a ingresso libero, con alcuni settori riservati ai soci sostenitori, si terrà oltre che a San Paolo fuori le mura, nelle Basiliche di San Pietro e Santa Maria Maggiore, e nella Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola in Campo Marzio, millenari luoghi sacri, suggestive cornici per la loro bellezza ai vari appuntamenti della manifestazione.

E saranno oltre 500 i musicisti chiamati a raccolta. Oltre ai già citati Wiener Philharmoniker, con cui la Fondazione Pro Musica e Arte Sacra porta avanti dal 2018 anche il progetto dell’integrale delle Sinfonie di Bruckner nelle principali cattedrali europee, dal Giappone tornano l’Orchestra e il Coro dell’Illuminart Philharmonic diretti da Tomomi Nishimoto.

Altro gradito ritorno quello dei tedeschi del Palatina Klassic Vocal Ensemble e Philharmonischer Chor an der Saar, affiancati dai giovani musicisti dell’Orchestra e Coro del Kazan State Conservatory, diretti da Leo Kraemer. Nell’ambito del cammino ecumenico che il Festival sostiene attraverso la musica, significativa sarà la presenza del Coro festivo maschile del Monastero Danilov di Mosca, fra i luoghi di culto più antichi e famosi della città russa, che nella Basilica di Santa Maria Maggiore, diretto da Georgy Safonov, proporrà musica sacra della tradizione russo-ortodossa.

“Da 18 stagioni la Fondazione Pro Musica e Arte Sacra – ha dichiarato il suo presidente Hans-Albert Courtial – Porta avanti con passione la sua ‘missione’ attraverso il Festival. Offrire ai suoi amici e sostenitori, al pubblico romano e internazionale che la segue con gradimento ogni anno crescente, l’unione di due armonie massime, quella generata dalle creazioni più alte della musica e quella suscitata dalle forme dell’architettura sacra per eccellenza, resa plastica dalle Basiliche papali che ospitano gli appuntamenti della rassegna. Una esperienza reale di intima bellezza”.

Il 14 settembre (ore 21), dunque, la Basilica di San Paolo fuori le mura ospita l’atteso appuntamento che segna il primo concerto del Festival. I Wiener Philharmoniker tornano in formazione sinfonica, guidati dal loro primo violino Rainer Honeck, con ‘Le sette ultime parole di Cristo sulla Croce’ di Franz Joseph Haydn.

Composta nel 1786, su richiesta di un canonico di Cadice, nella Spagna meridionale, la partitura trasmette con la musica una riflessione profonda sulle ultime parole del Redentore da eseguirsi durante la cerimonia del Venerdì Santo, sette sonate in tempo lento, precedute da una maestosa introduzione e chiuse da un ‘Presto’ che descrive il terremoto che sconvolse il Calvario secondo quanto scritto nel Vangelo di Matteo.

Valore aggiunto a questa partitura, sarà l’interpretazione dei Wiener, che hanno scelto di eseguire della partitura di Haydn la versione per quartetto d’archi del 1787 (Hob. III/50-55) comunque in formazione sinfonica. Versione che i Wiener hanno affrontato per la prima volta nel 2000, diretti da Riccardo Muti ad Eisenstadt e Ravenna.

Nati nel 1842, i Wiener vantano, come nessun altro complesso orchestrale, legami fra i più consolidati e duraturi con la storia e la tradizione della musica europea. Collaborando con i più grandi musicisti, sono diventati dalla seconda metà del Novecento, una delle più importanti orchestre al mondo.

Richard Wagner la descrisse come una delle più eccellenti in assoluto, Anton Bruckner la chiamò “la più alta associazione artistica nella musica”, Johannes Brahms si vantò di essere “amico ed estimatore” dell’orchestra, Gustav Mahler espresse la sensazione di “un legame attraverso l’arte”, e Richard Strauss riassunse tutti i commenti affermando: “elogiare i Filarmonici è come portare violini a Vienna”.

L’unicità di quest’ensemble, che dalla sua fondazione si è esibito in quasi 7mila concerti in tutto il mondo, è basata sulla sua singolare struttura e storia e su un’omogeneità nel fare musica che è accuratamente trasmessa da una generazione all’altra.

La giornata che apre il Festival sarà scandita da più appuntamenti. A partire dalle ore 11, presso la Basilica di San Pietro in Vaticano con una elevazione spirituale accompagnata dalla musica di Mozart e della sua celebre Messa dell’incoronazione K 317 in do maggiore, composta a 23 anni di ritorno nella sua città natale, Salisburgo, ripreso il servizio di organista di corte dopo il suo primo lungo viaggio in Europa.

Uno dei primi lavori della maturità del salisburghese dunque, che aveva fatto tesoro delle esperienze musicali del recente viaggio. A eseguire la partitura mozartiana i complessi giapponesi orchestrali e corali dell’Illuminart Philharmonic, guidati come sempre dal direttore donna Tomomi Nishimoto, presenza ormai abituale e sempre molto apprezzata del festival.

Le voci soliste sono quelle di Rossana Cardia (soprano), Chiara Chialli (mezzosoprano), Angel Pazos (tenore) e Davide Giangregorio (basso). A Mozart seguirà un’altra pagina sacra, l’Ave Maria attribuita a Giulio Caccini (in realtà di Vladimir Vavilov), affidata al soprano Seia Lee e all’Orchestra giapponese.

All’elevazione spirituale seguirà la Santa Messa delle ore 12, celebrata dal cardinale Angelo Comastri e musicalmente scandita dai primi canti liturgici giapponesi, i canti orasho, che tramandati oralmente per circa 460 anni, con tutte le difficoltà dovute alle persecuzioni dei primi secoli, sono stati recuperarti solamente da pochi anni grazie alla ricerca e allo studio della stessa Nishimoto.

Agli antichi canti nipponici fa eco la tradizione del canto gregoriano della ‘Missa de Angelis’, affidata agli ensemble vocali tedeschi della Palatina Klassik Vocal Ensemble e Philharmonischer Chor an der Saar, e ai promettenti talenti dell’Orchestra e Coro del Kazan State Conservatory, diretti da Leo Kraemer, organista e direttore d’orchestra fra i più stimati in Germania.

Due gli omaggi a Beethoven in questa edizione di Festival. Il 15 settembre (ore 21) alla Basilica di San Paolo fuori le mura ancora i complessi orchestrali e corali giapponesi dell’Illuminart Philharmonic diretti dalla Nishimoto affronteranno il capolavoro della Nona Sinfonia composizione e inno alla fratellanza universale, un richiamo di forte religiosità per il musicista di Bonn, con le voci soliste di Rossana Cardia (soprano), Chiara Chialli (mezzosoprano), Angel Pazos (tenore) e Davide Giangregorio (basso).

Mentre il 16 settembre (ore 20) il Festival fa tappa alla Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola in Campo Marzio con la beethoveniana Messa in do maggiore op. 86, lavoro dalla scrittura innovativa per lo stile dell’epoca e dal forte carattere intimo ed espressivo, che Beethoven stesso diresse per la prima volta nel 1807 per il suo committente il principe Esterhàzy.

Alla ‘Messa’ di Beethoven seguirà l’imponente Te Deum per soli, coro e orchestra (1881-84) di Anton Bruckner, partitura di intensa religiosità. “Uno spiegamento di forze, citando il musicologo Sergio Sablich – messo al servizio di un’unica idea. Innalzare un inno di lode a Dio che non ammetta distinzioni e riserve”. Sul podio ritroviamo ancora una volta Leo Kraemer a dirigere gli ensemble vocali della Palatina Klassik Vocal Ensemble e Philharmonischer Chor an der Saar, e l’Orchestra e il Coro del Conservatorio del Kazan.

È nel segno del dialogo e dell’accoglienza fra comunità cristiane l’appuntamento conclusivo del Festival, il 17 settembre (ore 21) nella splendida cornice della Basilica di Santa Maria Maggiore. Protagonista il celebre Coro festivo maschile del Monastero Danilov di Mosca, il più antico della città sede anche della Residenza Sinodale del Santissimo Patriarca di Mosca.

L’ensemble sarà diretto da Georgy Safonov, e proporrà musica sacro-ortodossa tramandata attraverso preziosi manoscritti conservati nei monasteri russi e dell’Europa dell’Est, spaziando dal XVI secolo fino a compositori russi contemporanei.

Tutti i concerti e la Santa Messa sono a ingresso libero e gratuito, fino a esaurimento dei posti disponibili. Saranno riservati alcuni settori per i sostenitori e gli ospiti della Fondazione Pro Musica e Arte Sacra e per le autorità ecclesiastiche e civili. Il pubblico potrà accedere ai concerti fino ad esaurimento dei posti disponibili previa prenotazione online.