Malagò su lettere al Cio: “Atto dovuto”  

Punite l'Italia, Malagò scrive al Cio

(Foto Afp)

Pubblicato il: 13/09/2019 10:57

Punire l’Italia per la riforma dello Sport. E’ la richiesta avanzata dal presidente del Coni Giovanni Malagò al Cio in due missive mandate all’organismo internazionale per contrastare la riforma varata dall’ex governo che con la creazione della società Sport e Salute ha sottratto al Coni la gestione dei fondi destinati allo sport.

A raccontare la vicenda è il quotidiano ‘Repubblica’ secondo cui il Coni ha inviato a Losanna due lettere il 30 e il 31 luglio scorso. La prima è la più formale ed è indirizzata direttamente al presidente del Cio Thomas Bach. “Dear president, dear Thomas -si legge nel documento- vorrei informarla che il governo italiano approverà nei prossimi giorni un decreto legge non in linea con la Carta olimpica…”. Malagò spiega, poi, in che modo, secondo il Coni, Sport e Salute, la società creata dal precedente governo nella quale è confluita la cassa dello sport italiano, interferisca con l’attività del Coni e con la sua autonomia.

“Prima di tutto – si legge nella missiva secondo quanto riporta Repubblica- il decreto legge definisce il ruolo del Coni come limitato alla gestione delle attività olimpiche (…) e questa definizione è contraria all’articolo 27 della carta olimpica che parla invece di sviluppo e promozione sia dello sport di alto livello sia dello sport per tutti”. In secondo luogo, sempre secondo Malagò, la riforma contrasta anche con il paragrafo 5 dei principi fondamentali della carta olimpica, secondo cui “le organizzazioni sportive aderenti al movimento olimpico devono essere politicamente neutrali”.

La seconda lettera (di carattere riservato) è indirizzata sempre a Losanna ma stavolta all’attenzione di James Macleod, il responsabile del Cio per le relazioni con i Comitati nazionali. “Dear James, oltre a quanto scritto al presidente ieri, vorrei sottolineare alcuni altri aspetti…”, è l’incipit. Tra questi aspetti, riporta Repubblica, Malagò sottolinea un punto preciso dell’articolo 27, il nove. Ovvero quello che “stabilisce che il comitato esecutivo del Cio può assumere le decisioni più appropriate per proteggere il movimento olimpico (…) tra cui la sospensione o il ritiro del riconoscimento del Noc (comitato olimpico nazionale) nel caso in cui una legge o anche ogni altro atto del governo sia di ostacolo all’attività o alla libera espressione del Noc stesso”.

Insomma, ricostruisce il quotidiano romano, è stato proprio Malagò a indicare al Cio di prendere in ostaggio la partecipazione olimpica dell’Italia a Tokyo 2020, nonché l’organizzazione delle Olimpiadi del 2026, pur di ostacolare la riforma Giorgetti-Valente. Malagò, sentito da Repubblica, nega ogni anomalia nella vicenda: “Entrambe le lettere erano atti dovuti. In qualità di membro Cio, sono tenuto a segnalare ogni possibile violazione della carta olimpica”.