Fisco, l’Olanda e gli altri: i centri offshore nel cuore d’Europa  

Fisco, l'Olanda e gli altri: i centri offshore nel cuore d'Europa

Pubblicato il: 24/09/2019 16:10

di Luana Cimino

La virtuosa Olanda è uno dei paradisi fiscali più grandi del mondo? Il verdetto della Corte Ue che annulla la decisione dell’Antitrust europeo contro i presunti aiuti di stato illegittimi di Starbucks nei Paesi Bassi riapre il dibattito su quelli che appaiono come centri ‘offshore’ nel cuore d’Europa.

Secondo una pubblicazione del Fondo monetario internazionale, da soli Olanda e Lussemburgo ospitano quasi la metà degli investimenti esteri diretti ‘fantasma’ del Pianeta, ovvero attività installate per puri vantaggi fiscali. Se alla lista aggiungiamo Hong Kong, le Virgin Islands, Bermuda, Singapore, le Cayman, Svizzera, Irlanda e Mauritius si arriva a coprire oltre l’85% di tutti i foreign direct investmenti ‘shadow’ del mondo.

Ma come funziona questa manciata di ‘paradisi fiscali’ che riesce da sola a concentrare la quasi totalità degli investimenti ‘tarocchi’? Secondo gli analisti del Fmi alcuni paesi ricorrono a deliberate strategie di offerta di redditizi vantaggi fiscali, come aliquote fiscali molto basse o praticamente nulle.

Il ritorno per i paesi in questione? Queste sedi secondo il Fmi, spesso sono che ‘scatole vuote’ con pochi impiegati contribuiscono comunque all’economia locale in termini di consulenza fiscale, contabilità e altri servizi finanziari, nonché pagando le tasse di registrazione. Per non parlare di creative operazioni di ingegneria fiscale sintetizzate nell’iconica metafora che evoca il menù del fast food: “dutch sandwich with double Irish”, il “panino olandese con doppio irlandese” che consiste nel trasferire gli utili tra filiali in Irlanda e Olanda per destinarli in ultimo nei centri offshore nei Caraibi, con l’esito finale di pagare tasse minime su ricavi stellari.

Nel gotha dei paesi che offrono queste scappatoie anche il Lussemburgo. Dati Fmi alla mano, i l Granducato con i suoi 600mila abitanti ospitare una quota di investimenti esteri diretti pari a quella di Stati Uniti e Cina. Si tratta di 4 trilioni di dollari di foreign direct investmenti, quindi 6,6 milioni di dollari a persona. “Dimensioni – osservano gli analisti del Fmi – che difficilmente riflettono gli investimenti ‘in malta e mattoni’ nella minuscola economia lussemburghese”.