Il papà di Alan: “Piango se vedo una maglietta rossa”  

Il papà di Alan: Piango se vedo una maglietta rossa

(Foto Afp)

Pubblicato il: 29/09/2019 10:17

Mi sono messo al timone solo dopo che il turco si è buttato, per tentare di tornare a terra“. Così in una intervista a Repubblica Abdullah Kurdi, padre di Alan il bimbo con la maglietta rossa di due anni, morto nel 2015 sulle spiagge di Bodrum, che diventò un simbolo, racconta quella tragedia e smentisce che sia stato lui a guidare il gommone d’accordo con gli scafisti. “Oggi vivo per aiutare i figli dei rifugiati” afferma ammettendo di piangere “se vedo una maglietta rossa”.

“Un’onda ci ha fatto rovesciare. Mia moglie Rehanna non sapeva nuotare, stringeva le mani di Alan e Ghalib, non li mollava neanche mentre affondava. Le ho gridato di lasciare i bambini a me, ma non l’ha fatto. Quelle urla soffocate dall’acqua mi tormentano ancora – racconta – Quando li ho raggiunti, ho provato con tutte le forze a tenerli a galla, ma ero esausto, non respiravo, Rehanna era pesante e rigida come una statua di pietra. Mi sono scivolati dalle mani uno dopo l’altro. Per quattro ore sono rimasto in acqua, nel buio, sperando di affogare anch’io”.

“Ogni volta che vedo un ragazzino con una maglietta rossa – afferma – il cuore mi brucia nel petto. Non c’è giorno che non pensi ad Alan, a Ghalib, a mia moglie Rehanna. Il mio unico scopo, adesso, è proteggere i bambini. Ovunque, anche in strada. Quando li vedo sporgersi dai finestrini delle auto, vado a rimproverare i genitori”.

Parlando di Carola Rackete “è una donna forte, un’eroina. So che è stata anche messa in prigione. Beh, se dovesse servire, sono pronto a farmi arrestare anch’io”, afferma Abdullah Kurdi che si definisce “contento” che la nave della ong tedesca Sea-Eye si chiama Alan Kurdi come il suo bambino e annuncia: “Mi imbarcherò sulla nave per salvare i migranti. Voglio tendere loro la mano che a me non fu tesa”.

“Ho letto cosa ha fatto il vostro politico, Matteo Salvini, e resto stupito che un Paese accogliente come l’Italia gli dia i voti. Che vergogna“, dice ancora Abdullah Kurdi. La foto di suo fiflio Alan diventò un simbolo e spalancò i cuori delle persone “nei primi due mesi” dice Abdullah “poi tutto è tornato come prima. In Europa si sono alzati muri e non si permette alle navi coi migranti di attraccare. Chi scappa dalle guerre è ancora abbandonato al proprio destino”. A chi tenta di entrare via mare in Europa Abdullah dice “di non farlo! Però nessuno mi ascolta, neanche mia sorella: tre giorni dopo il naufragio del 2 settembre 2015, è salita su un gommone per fare lo stesso tragitto dove erano appena morti i suoi nipoti. Ora è in Germania”.