Mafia: figlio pentito che accusò ‘re’ eolico, ‘fiero di mio padre’  

Figlio pentito che accusò il 're' dell'eolico: Fiero di mio padre

Giuseppe Cimarosa

Pubblicato il: 01/10/2019 18:50

(di Elvira Terranova) – “Sono sempre più fiero e orgoglioso di mio papà”. A dirlo all’Adnkronos è Giuseppe Cimarosa, figlio di Lorenzo Cimarosa, il collaboratore di giustizia che aveva accusato l’imprenditore Vito Nicastri, il ‘re’ dell’eolico che oggi pomeriggio è stato condannato a nove anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. Era stato il padre, morto da poco, ad accusare negli scorsi anni Nicastri, ritenuto il finanziatore del boss latitante Matteo Messina Denaro. Vito Nicastri è stato per anni in affari con Francesco Paolo Arata, indagato nell’inchiesta che vede coinvolto anche l’ex sottosegretario leghista Armando Siri. Lorenzo Cimarosa, cugino di Messina Denaro, aveva accusato l’imprenditore di essere tra gli sponsor economici della latitanza dell’ultima primula rossa di Cosa nostra.

E aveva raccontato ai magistrati di una borsa “piena di soldi” che Nicastri avrebbe fatto avere al capomafia latitante attraverso un altro uomo d’onore, Michele Gucciardi. ”Mi ha detto che praticamente erano i soldi dell’impianto di… di quello degli impianti eolici di Alcamo, e che c’erano stati problemi perché aveva tutte cose sequestrate e i soldi tutti insieme non glieli poteva dare, perciò glieli avrebbe dati in tante tranches”, diceva il pentito Cimarosa. A consegnare quei soldi a Messina Denaro sarebbe stato Francesco Guttadauro, parente del padrino di Castelvetrano. “Sono anche orgoglioso del dono che mio padre mi ha dato – prosegue Giuseppe Cimarosa – cioè darmi un esempio di come si è uomini”.

“Si può sbagliare nella vita – aggiunge il giovane – ma si è sempre in tempo per rimediare e trovare il modo e il coraggio di farlo non è da tutti”. Su Vito Nicastri, Giuseppe Cimarosa, si limita a sottolineare: “Non lo conosco, non saprei cosa dire”. Giuseppe Cimarosa a 32 anni è una stella del teatro equestre europeo, e con la mafia non ha mai voluto avere nulla a che fare. Ha rifiutato di lasciare la sua Castelvetrano.

“Quando mio padre era un colluso con la mafia – ha raccontato in passato – la gente veniva al maneggio. Quando ha iniziato a collaborare con i magistrati non è venuto più quasi nessuno. Ma io sono contento della sua scelta”. Oggi la condanna a nove anni di carcere di Vito Nicastri, finito in carcere grazie anche alle dichiarazioni di Lorenzo Cimarosa, cugino di Messina Denaro.