Danza: ‘Hu -robot’, il Balletto di Roma tra tecnologia e virtualità  

Al Vascello il Balletto di Roma tra tecnologia e virtualità con 'Hu-robot'

Danza e tecnologia per il Balletto di Roma con lo spettacolo ‘Hu-robot’ di Ariella Vidach e Claudio Prati in scena al Teatro Vascello di Roma fino al 6 ottobre

Pubblicato il: 05/10/2019 16:36

In principio fu Roberto Bolle. Il passo a due con un braccio meccanico di circa una tonnellata e mezza, ‘in diretta’ sua Rai Uno a ‘Danza con me’, fece il giro del mondo. Danza e tecnologia, nuovi strumenti coreografici e creatività. Con una buona dose di rischio e imprevedibilità. Confronto che rimette in discussione l’arte coreutica oggi riproposto per 8 danzatori del Balletto di Roma in un’insolita messa in scena firmata da Ariella Vidach e Claudio Prati, ‘Hu-robot’, in cartellone sino a domani al Teatro Vascello di Roma.

La performance si articola come un gioco di passaggi tra dimensioni umane e virtuali, in un’innovativa esperienza dalle molteplici possibilità percettive che approfondisce un nuovo ambito di ricerca sulla relazione tra danza, tecnologia e interattività. Tra danzatori e androidi. Un lavoro in cui i corpi dei danzatori si smaterializzano e si moltiplicano, replicati in immagini riprese e elaborate da Ur10 Universal Robots. Partendo dalla constatazione che il silicio è un elemento chimico, che accomuna il corpo umano e i circuiti dispositivi tecnologici, ‘Hu-robot’ intende creare un ambiente immersivo in cui sperimentare possibili forme coreografiche.

Lo spettacolo, inoltre, è un lavoro che segna un’importante tappa della ricerca sperimentale che Claudio Prati e Ariella Vidach, grazie alla collaborazione con la direzione e il corpo di ballo del Balletto di Roma, conducono intorno alle forme di coesistenza fra l’uomo e le tecnologie. Una vera e propria novità riguardo l’utilizzo della tecnologia in contesti scenici e performativi e una riflessione sui rapporti tra l’umano e il robotico che, complice una elaborata suggestione musicale, riesce a ‘proiettare’ letteralmente lo spettatore sui fondali della scena, coinvolgendolo in un confronto serrato con l’alterità.