Due pistole e oltre 20 colpi per uccidere gli agenti  

Due pistole e oltre 20 colpi per uccidere gli agenti

Pubblicato il: 06/10/2019 06:56

Due pistole, 23 colpi in tutto. Il giorno dopo il duplice omicidio dei due agenti della questura di Trieste, freddati venerdì pomeriggio negli uffici di Tor Bandena, le indagini iniziano a far luce sulla dinamica della vicenda. Ieri il gip ha convalidato il fermo di Alejandro Augusto Meran, il 29enne accusato di duplice omicidio. “Gravi” gli indizi contro il giovane e che si concretizzano dal racconto dei testimoni, dal sopralluogo della Scientifica e dall’acquisizione dei video delle telecamere presenti sia all’interno che all’esterno della Questura. Ma a motivare l’esigenza cautelare c’è anche il “concreto pericolo di fuga”.

Ieri il 29enne si è rifiutato di rispondere al gip, dopo aver fatto lo stesso con il pm ed è piantonato all’ospedale di Cattinara, dopo la ferita all’inguine a seguito dello scontro a fuoco con gli altri agenti. Dai particolare emersi dall’inchiesta, Alejandro Augusto ha usato entrambe le pistole per uccidere i due agenti. In particolare, da quanto ricostruisce l’Adnkronos, ha scaricato completamente quella semiautomatica – 15 i colpi nel caricatore – di Pierluigi Rotta, custodita in un vecchio modello di fondina, poi ha strappato dalla fondina anche la Beretta di Matteo Demenego.

I primi colpi nell’ufficio Volanti, al piano ammezzato della Questura, poi l’uomo si è guadagnato l’uscita e ha sparato sei colpi nell’atrio della Questura, verso il gabbiotto di guardia occupato da una giovane poliziotta e da un agente rimasto ferito alla mano. Uno dei proiettili ha infranto anche un vetro.

I colpi totali sono stati almeno 23, alcuni però sparati dai poliziotti per difendersi dai colpi del killer. Altri colpi sono ancora conficcati nell’auto su cui c’erano i due agenti della squadra Mobile che hanno fermato, dopo averlo ferito all’altezza dell’inguine, il giovane di origine dominicana. Il sangue del fermato è ancora ben visibile sull’asfalto. La pistola completamente scarica – dato che si deduce dal fatto che il carrello-otturatore resta aperto – è stata trovata sotto un’auto, l’altra invece è stata trovata sul marciapiede. Saranno le analisi della polizia Scientifica a stabilire quanti colpi e da quale pistola sono stati sparati, così come gli esami balistici potranno ricostruire le traiettorie dei proiettili.

Il procuratore capo di Trieste, Carlo Mastelloni ha parlato di “lutto della polizia di Stato” che è anche “il lutto di Trieste e di tutto il Paese perché identifichiamo la polizia come presidio di legalità”. La madre del killer, intanto, ha chiesto perdono per quanto commesso dal figlio, sottolineando che aveva segnalato più volte ai servizi sociali lo stato di salute mentale del giovane, aggiunge: “Non credevo che mio figlio potesse fare una cosa del genere”.

Ma a tenere banco ieri è stata anche la polemica sulle pistole e le fondine degli agenti. Polemiche spente dal questore di Trieste Giuseppe Petronzi : “Parlare di polemiche in un momento in cui stiamo piangendo due dipendenti mi crea estremo disagio, non lo trovo elegante, non lo trovo rispettoso della memoria di due ragazzi che stavano facendo il loro lavoro” ha replicato a chi gli chiedeva se le pistole dei due agenti uccisi negli uffici della Questura di Trieste potessero avere già il colpo in canna, ‘evitando’ manovre complicate all’assassino, oppure se ci sono evidenze per ritenere che il giovane dominicano avesse dimestichezza con le armi.

La bufera ha investito anche l’efficienza delle fondine, di “scarsa qualità” che “si spaccano a fronte di un utilizzo assolutamente diligente da parte degli operatori” secondo quanto affermato dal segretario generale del Sindacato autonomo di polizia (Sap) Stefano Paoloni, che ha sollevato il caso. Tanto che il Dipartimento di pubblica sicurezza in una nota ha precisato che “allo stato attuale degli accertamenti, in assenza di testimoni e documenti video, è priva di fondamento ogni arbitraria ricostruzione della dinamica che ha portato alla sottrazione dell’arma del collega ucciso per primo. Sconcerta, pertanto, a poche ore dall’evento, la sicumera con cui si traggono frettolose conclusioni sulla inequivocabile riferibilità dell’accaduto alla presunta inadeguatezza della fondina”.

Restano comunque dei particolari da chiarire sulla dinamica della morte dei due agenti. In particolare su come il giovane di origine dominicana sia riuscito a impossessarsi della pistola e a fare fuoco. Un duplice omicidio non ripreso da nessuna telecamera interna e senza testimoni, l’unica scena che sembra emerga dai filmati è il 29enne che toglie la seconda pistola semiautomatica sottratta a una vittima dalla fondina.

La città, intanto, piange e ricorda i due agenti. Tanti i fiori e i bigliettini lasciati sulle scale della questura, fino alla fiaccolata notturna per le strade di Trieste. Un omaggio commosso a Matteo e Pierluigi.