Russiagate, Scotti: “Conte ha mostrato debolezza nella vicenda Barr” 

Russiagate, Scotti: Conte ha mostrato debolezza nella vicenda Barr

(Fotogramma)

Pubblicato il: 07/10/2019 11:14

Nel Russiagate-Spygate il premier Giuseppe Conte è “cascato” nella “guerra di disinformazione” in atto sulla vicenda e “ha mostrato debolezza”. Così all’Adnkronos il fondatore e presidente della Link Campus University Vincenzo Scotti, commenta la vicenda che vede coinvolti il presidente del Consiglio e i nostri servizi di intelligence, ai quali il ministro della Giustizia Usa William Barr avrebbe chiesto informazioni sull’enigmatico professore maltese, Joseph Mifsud. Proprio Mifsud e la Link University sono al centro della ricostruzione, contenuta anche nel Rapporto del procuratore speciale Robert Mueller, che vede l’università romana e Scotti come tramite nel marzo del 2016 per ‘agganciare’ George Papadopoulos, personaggio centrale del Russiagate.

Papadopoulos è l’ex consulente della campagna di Trump, al quale Mifsud avrebbe offerto materiale “sporco” sulla candidata democratica Hillary Clinton. Materiale in possesso del governo russo. “Lavoravano insieme prima, è stato Mifsud a portare Papadopoulos a Roma”, afferma Scotti, ribadendo quanto già dichiarato in questi giorni di polemiche attorno alla Link. “Noi alla link facciamo formazione di intelligence, non di 007”, ripete.

Quanto a Simona Mangiante, moglie di Papadopoulos e altra protagonista della vicenda, secondo Scotti è “certamente lei il nesso” tra i due, avendo conosciuto Mifsud anni prima. “Non hanno mai fatto nessuna verifica. Lo dissi fin dal primo momento”, afferma Scotti in riferimento alla versione accreditata anche nel Rapporto Mueller. Per smontare la ricostruzione del Russiagate contenuta nel Rapporto, l’Amministrazione Trump, tramite l’attorney general Barr e il procuratore John Durham, sta conducendo una contro-inchiesta che li ha portati fino a Roma. Tesi della contro-inchiesta Trump-Barr è che il Russiagate altro non fosse che una trappola, architettata dall’Amministrazione Obama e da alcuni governi amici dell’epoca, da far scattare in caso di vittoria presidenziale del Tycoon.

Scotti non sembra troppo convinto di questa tesi, né del presunto ruolo, secondo alcune dichiarazioni dello stesso Papadopoulos (che è stato querelato) dell’ex premier Matteo Renzi, che avrebbe fornito un ‘aiutino’ agli amici democratici d’Oltreoceano. L’inchiesta sul Russiagate e la contro-inchiesta per Scotti dimostrano “la confusione nella quale sono in America. Tendendo a ribaltare le situazioni interne con Trump prima in una direzione poi in un’altra. Noi non partiamo da un dato – spiega – qui c’è una guerra di disinformazione reciproca. Ormai la guerra si fa su questo terreno. Questo il problema vero. Noi l’abbiamo scritto quattro anni fa”.

Una “confusione” e una “guerra di disinformazione” nella quale si è fatto coinvolgere anche il premier Conte, che secondo le ricostruzioni delle ultime settimane, avrebbe favorito un incontro tra Barr, alla ricerca di notizie sullo scomparso Mifsud, e i vertici della nostra intelligence. “Conte c’è cascato e ha mostrato debolezza. Però non dimentichiamo che tra servizi alleati ci sono cortesie reciproche. E noi abbiamo dei buoni servizi”, conclude Scotti.