Borsa: Taioli (Bper), ‘con Mifid II diminuita ricerca finanziaria su small cap’  

Taioli (Bper): Con Mifid II diminuita ricerca finanziaria su small cap

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Pubblicato il: 08/10/2019 17:23

La Mifid II, la direttiva europea che regola i servizi finanziari, ha prodotto un fallimento di mercato nel settore della ricerca finanziaria sulle società a bassa capitalizzazione quotate in Borsa. Dall’entrata in vigore della direttiva nel gennaio 2018 si è registrata in Europa e in Italia una diminuzione nella copertura generale della ricerca del mercato italiano e in particolare delle small cap. Con impatti importanti su Piazza Affari e, potenzialmente, su tutta l’economia italiana. Perché meno ricerca finanziaria comporta una minore trasparenza delle società quotate e quindi un interesse inferiore da parte degli investitori che immettono minore liquidità. E livelli inferiori di liquidità inducono le aspiranti quotande a non entrare in Borsa, con una riduzione del flusso delle Ipo e con un danno a tutto il sistema economico.

Gli effetti restrittivi sulla ricerca finanziaria sulle small cap “potrebbero non essere tutti riconducibili all’entrata in vigore di Mifid II”, spiega Stefano Taioli, responsabile dell’Investment Banking di Bper, a margine di un convegno sul tema organizzato da Bper a Milano, “perché c’é una pluralità di fattori che concorrono a determinare la liquidità del mercato in un preciso momento”.

A livello europeo l’overshooting, la regolamentazione che va oltre gli obiettivi dello stesso regolatore, “c’è ed è evidente -continua Taioli- perché sono calate le coperture ed è diminuito il numero di analisti sell-side che seguono le società small cap”. Uno degli effetti positivi, invece, “è che è stata espulsa dal mercato la parte di ricerca a più bassa qualità e c’è stata una presa d’atto da parte degli emittenti dell’importanza di incontrare direttamente i soggetti byside, come gli assett manager”.

Inoltre, secondo il responsabile dell’Investment Banking di Bper, “c’è stata una clusterizzazione molto chiara tra le società abbastanza liquide che hanno registrato una dinamica di contrazione della liquidità e quelle società che erano illiquide anche prima dell’ingresso della Mifid II. Chi era illiquido ha sotto certi aspetti ha patito il calo di liquidità, ma forse ha risposto con una maggiore proattività nella comunicazione”.

A livello italiano, inoltre, sono state registrate alcune differenze rispetto al contesto europeo, a causa dell’impatto dei Pir, i piani di investimento individuali, la cui introduzione si è sovrapposta a quella della Mifid II. “I Pir hanno portato nel 2017 e nel 2018 molta liquidità e quindi l’analisi è ‘sporcata’ da questo evento rilevante“. La direttiva europea sugli strumenti finanziari non ha invece influito sulle nuove quotazioni, “anche se le nuove Ipo sono state indotte soprattutto dai Pir”, sottolinea Taioli.

Ma la situazione della ricerca sulle small cap in Italia potrebbe ulteriormente peggiorare. Secondo Marco Greco, managing partner di Valuetrack il rischio “è che si crei un circolo vizioso: meno ricerca comporta meno trasparenza, che comporta meno liquidità, che a sua volta significa che molte società che non prendono più in considerazione la possibilità di quotarsi, con una riduzione del flusso delle Ipo e con un danno a tutto il sistema economico”.

Per Greco “c’è un fallimento di mercato per quanto riguarda il segmento della ricerca sulle società a bassa capitalizzazione. Sulle società grandi le ricerche si giustificano con le commissioni di intermediazione, ma sulle società piccole non ci sono volumi sufficienti per generare commissioni di intermediazione e al momento in Italia vince il modulo per cui paga la società emittente”.

La Mifid, che nei prossimi mesi sarà oggetto di revisione, dovrebbe prendere spunto da alcune buone pratiche applicate all’estero. “In Australia e Spagna l’attività di ricerca è anche finanziata dai regolatori locali. Sono esempi molto interessanti che potrebbero stimolare l’attività di ricerca senza far ricadere il costo direttamente sulle società emittenti che hanno già tanti oneri quando si tratta di Borsa”, sottolinea il managing partner di Valuetrack.

Per il responsabile dell’Investment Banking di Bper in Italia la ricerca finanziaria indipendente “lotta per la sopravvivenza. Sarebbe auspicabile un po’ più di regolamentazione sulla ricerca indipendente, perché si tratta di soggetti non vigilati, ma anche uno stimolo ulteriore da parte dei regolatori, non solo a livello di norme ma di gestori di mercato, che incentivino la produzione della ricerca”. E se poi dovessero arrivare anche gli incentivi fiscali, che sono fuori dalla Mifid II, “sarebbe ancora meglio”, conclude Taioli.