Mare: Sicilia discarica sottomarina più grande del Paese  

Un mare di plastica (con tanto di discariche)

Pubblicato il: 09/10/2019 14:59

Con i rifiuti abbiamo ‘toccato il fondo’, nel vero senso della parola: più del 70% dei rifiuti marini si è depositata nei fondali italiani e il 77% è plastica. Vere e proprie ‘discariche sottomarine’. Le più grandi si trovano nel mare di Sicilia (dove 120 raccolte effettuate con rete a strascico hanno ‘pescato’ 786 oggetti per un peso superiore complessivo superiore ai 670 kg) e in Sardegna (403 oggetti pescati in 99 ‘cale’ per un totale di 86,55 kg).

Nei fondali rocciosi, dai 20 ai 500 m di profondità, le concentrazioni più alte di rifiuti sul fondo si trovano nel Mar Ligure (1.500 oggetti per ogni ettaro), nel golfo di Napoli (1.200 per ettaro) e lungo le coste siciliane (900). Lo rilevano le attività di monitoraggio condotte da Ispra e Snpa, il Sistema nazionale per la protezione dell’Ambiente, presentate in occasione del convegno in “Un quadro di plastica. I rifiuti e le plastiche in mare”.

La situazione non migliora salendo in superfice: le quantità di macroplastiche rinvenute raggiungono una densità media che oscilla all’incirca tra i 2 e i 5 oggetti flottanti per kmq, mentre la densità media delle microplastiche, ossia particelle più piccole di 5 mm, è compresa tra 93mila e le 204mila microparticelle per kmq. Non va meglio sulle spiagge dove ci sono dai 500 ai 1000 rifiuti ogni 100 metri di costa.

Una situazione “allarmante”, secondo l’Ispra, e che supera i confini nazionali come dimostrano i risultati delle analisi condotte sulla tartaruga marina Caretta caretta nell’ambito del progetto europeo Indicit, dal 2017 al 2019: su 1.406 tartarughe analizzate (458 vive e 948 morte), il 63% presentava plastica ingerita e quasi il 58% degli esemplari vivi di Caretta caretta aveva plastica nelle feci. (Video)

Per tornare sui fondali, ad emergere è che nella regione Adriatico-Ionica la media degli scarti rinvenuti supera i 300 rifiuti ogni kmq (86% di plastica): l’area costiera a sud del delta del Po (983 rifiuti al kmq), quella settentrionale (910 rifiuti al kmq) e meridionale (829 rifiuti al kmq) di Corfù e le acque di fronte a Dubrovnik (559 rifiuti al kmq) sono le località adriatiche-ioniche con la maggiore densità di rifiuti in fondo al mare.

Imballaggi industriali e alimentari, borse/shopper e bottiglie di plastica, comprese le retine per la mitilicoltura (queste ultime particolarmente abbondanti lungo le coste italiane), sono i rifiuti più comuni. Complessivamente ogni anno, circa 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono in mare, di cui il 7% nelle acque del Mediterraneo. Ma come arrivano in mare? Sicuramente attraverso i fiumi che costituiscono la principale via di trasporto dei rifiuti marini.

I dati parlano chiaro: la foce dei fiumi presenta il maggior quantitativo di rifiuti galleggianti (più di 1000 oggetti per kmq) e vicino la costa tra i 10 e i 600 oggetti per kmq. Più ci si allontana in mare aperto e più il numero di oggetti scende a 1 – 10 per kmq.

Più rifiuti che pesce nelle reti dei pescatori. In Adriatico, dal 2013 al 2019, nelle reti di 224 pescherecci sono finite 194 tonnellate di rifiuti; 45 tonnellate solo nella marineria di Chioggia.