Mafia capitale, al via processo in Cassazione 

Mafia capitale, al via processo in Cassazione

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Pubblicato il: 16/10/2019 08:16

di Assunta Cassiano e Cristiana Deledda

Prende il via questa mattina in Cassazione, davanti alla VI sezione penale, il terzo grado di giudizio per ‘Mafia Capitale’, l’inchiesta che ha svelato il cosiddetto Mondo di Mezzo. Un processo che ruota intorno al 416bis, il reato di associazione mafiosa caduto in primo grado ma riconosciuto in Appello. L’udienza per i 32 ricorrenti si aprirà alle 10 nell’aula magna della Suprema Corte davanti alla VI sezione, presieduta da Giorgio Fidelbo, con la relazione di due giudici relatori cui seguirà la requisitoria di almeno due rappresentanti della Procura Generale.

Al momento sono tre le giornate di udienze calendarizzate con la possibilità di arrivare a una quarta: oltre a quella di oggi, sono in programma anche giovedì 17 ottobre e venerdì 18 ed eventualmente sabato 19 ottobre. Una decisione del presidente di sezione che tiene conto sia del numero dei ricorrenti che della complessità delle imputazioni in modo da assicurare la continuità e l’unitarieta’ della trattazione del procedimento.

Una sentenza che arriverà a cinque anni dall’operazione che con due retate, il 2 dicembre 2014 e il 4 giugno 2015, ha portato all’arresto rispettivamente di 37 e 44 persone. Una maxi inchiesta in cui la Procura, allora guidata da Giuseppe Pignatone, ha sostenuto come negli ultimi anni nella capitale abbia agito un’associazione di stampo mafioso, ”romana” e con ”caratteri suoi propri e originali rispetto alle altre organizzazioni mafiose”‎, capace di mettere le mani, con la complicità di politici e funzionari, sugli appalti pubblici: dai centri di accoglienza per i migranti ai campi nomadi, dal verde ai rifiuti.

A capo della cupola romana, secondo l’accusa, il ras delle cooperative Salvatore Buzzi e l’ex Nar Massimo Carminati. In manette per corruzione finiranno anche imprenditori, consiglieri capitolini, assessori e nomi ‘eccellenti’ della politica quali l’ex consigliere e capogruppo Pdl in consiglio comunale e poi in Regione Luca Gramazio, unico tra i politici con l’accusa di associazione mafiosa.

Il maxi processo si apre il 5 novembre 2015 e si conclude 20 mesi dopo, il 20 luglio 2017, con la sentenza di primo grado: condanne pesanti (meno di 300 anni di carcere complessivi rispetto ai 500 chiesti dall’accusa) ma senza il riconoscimento del 416bis, l’associazione mafiosa. Quarantuno condanne e cinque assoluzioni: Salvatore Buzzi viene condannato a 19 anni mentre Massimo Carminati a 20 anni, Luca Gramazio, invece, a 11 anni. Sentenza che viene ribaltata in Appello l’11 settembre 2018 con il riconoscimento della mafiosità dell’associazione per 18 dei 43 imputati. Per l’ex terrorista dei Nar Massimo Carminati e il ras delle coop romane le pene in Appello vengono ridotte. I due vengono condannati rispettivamente a 14 anni e mezzo e a 18 anni e 4 mesi.

Ora l’ultima parola spetta ai giudici della Suprema Corte con lo spettro per alcuni imputati, attualmente liberi o ai domiciliari, anche alla luce delle nuove norme come la legge “spazzacorrotti”, di finire in carcere se la condanna dovesse essere confermata anche solo in parte.