Lucia Bosè si racconta: “Piazzale Loreto tra i miei ricordi più dolorosi”  

Lucia Bosè si racconta: Piazzale Loreto tra i miei ricordi più dolorosi

(Foto Fotogramma)

Pubblicato il: 26/10/2019 13:48

Quando nel 1947 Lucia Bosè viene eletta Miss Italia è solo una ragazzina milanese di 16 anni a cui la guerra ha tolto tutto, ma non la speranza di un destino diverso da quello a cui le umili origini sembravano destinarla. A 14 anni si aggira per Piazzale Loreto a Milano in mezzo alla folla che inveisce contro i cadaveri appesi a testa in giù di Benito Mussolini e Claretta Petacci. Lei invece è scossa da quello ‘spettacolo’ di cui serberà un ricordo doloroso nell’arco della sua vita vissuta come un romanzo e raccontata in ‘Lucia Bosè. Una biografia’ di Roberto Liberatori (Edizioni Sabinae, pp. 404, 18 euro).

Nata da una famiglia di operai nel 1931, Bosè con una buona dose di pazienza e un atteggiamento di eterno apprendistato verso la vita, riesce a trasformarsi in una delle donne più ammirate del ‘900, ambasciatrice di un’idea di bellezza italiana nel mondo assieme ad altre star della sua generazione i cui nomi tutti impareranno a conoscere: Gina Lollobrigida, Silvana Mangano, Sophia Loren. Diventa amica di Luchino Visconti che la ospita nella sua villa romana, lavora con Antonioni, Soldati e De Santis, si fidanza con Walter Chiari ma trova il grande amore nel torero spagnolo Dominguin.

L’impatto di Lucia Bosè sul pubblico che affolla le sale cinematografiche degli anni Cinquanta è immediato ma lei sceglie di dedicarsi al suo ruolo preferito di moglie e madre con un matrimonio destinato a riempire le pagine di cronaca rosa ma con un epilogo indesiderato: i continui tradimenti del torero la spingeranno a chiedere la separazione nel 1967, in una Spagna in cui solo un uomo poteva ripudiare una donna e non viceversa. Ma lei non si perde d’animo e ottiene da Dominguin il divorzio e l’affidamento dei figli, tornando a fare l’attrice per mantenerli. “Non mi piace guardarmi alle spalle. Ho vissuto momenti deliziosi e ho anche sofferto molto, però entrambe, allegria e tristezza le prendo per buone. In fondo le risa e il pianto di quei giorni hanno formato la persona che sono oggi”.