Manovra, Abi: “Ulteriore sacrificio per le banche” 

Manovra, Abi: Ulteriore sacrificio per le banche

Pubblicato il: 11/11/2019 11:36

“Il mondo bancario risulta ancora una volta uno dei settori maggiormente chiamati alla contribuzione alla manovra di fine anno, attraverso disposizioni che, come avvenuto già in occasione della manovra di bilancio 2019, drenano liquidità in maniera consistente e rappresentano un ulteriore sacrificio per le banche, con impatti sul loro ruolo di sostegno all’economia, a famiglie e imprese”. Così il direttore generale dell’Abi Giovanni Sabatini in audizione davanti le commissioni Bilancio riunite al Senato sulla manovra.

“Per ridare slancio alla crescita e stimolare gli investimenti delle imprese è dunque necessario rafforzare il clima di fiducia e di certezza sulle scelte di politica economica”, ha detto ancora Sabatini aggiungendo: “E’ auspicabile che nel dibattito parlamentare e nel confronto con le istituzioni europee prevalgano equilibrio e realismo – tenuto conto della necessità di mantenere in ordine i conti pubblici del nostro Paese – per favorire e sostenere una stabile ripresa economica, incentivando i fattori produttivi e l’occupazione”.

“In Italia in questi anni il costo diretto della gestione delle banche in crisi sostenuto dal settore bancario è stato pari a 12,5 miliardi di euro”, ha sottolineato poi il direttore generale dell’Abi ricordando che le banche hanno profuso, anche nel 2019, “ingenti sforzi, attraverso il Fondo interbancario di tutela dei depositi, per il salvataggio di Carige. L’intervento, che ha consentito di gestire senza ricorso alle risorse pubbliche stanziate dal dl 8 gennaio 2019 convertito nella legge 8 marzo 2019 e senza le tensioni sempre associate a questi eventi, ha comportato costi significativi per le banche”.

Sulla norma sul prelievo ai servizi digitali “in ambito nazionale è consigliabile procedere con attenzione, considerato il rischio di distorsione della competitività che potrebbe conseguire alla scelta di ogni singolo Stato membro di introdurre una propria regolamentazione interna sull’imposizione dei servizi digitali, non armonizzata con quella degli altri ordinamenti”, ha continuato Sabatini. “Peraltro, pur rilevando la scelta del legislatore di escludere da tassazione i servizi di pagamento e alcuni servizi di intermediazione finanziaria – tendenzialmente in linea con l’approccio Ocse – non si arriva – sottolinea l’associazione bancaria italiana – a prevedere una esimente di natura soggettiva (settoriale). Da tale mancanza conseguono ingenti oneri di conformità (compliance) che, tra l’altro, prevedono tanto una contabilità per le attività imponibili (testo della proposta normativa) quanto per quelle escluse (previsto irritualmente nella relazione illustrativa)”.