Stefano Cucchi, le tappe della vicenda 

Stefano Cucchi, le tappe della vicenda

(Adnkronos)

Pubblicato il: 14/11/2019 12:12

Quello di Stefano Cucchi è uno dei casi più complicati di cronaca giudiziaria: sulla vicenda ci sono stati 8 processi, con quello sui presunti depistaggi che è appena iniziato, mentre sono attese la sentenza del processo bis sulla morte del 31enne romano, avvenuta 10 anni fa, e la decisione al terzo appello per il processo contro cinque medici dell’ospedale Pertini.

Ecco le tappe principali del caso:



15 ottobre 2009
– Stefano Cucchi viene fermato dai carabinieri all’ingresso del Parco degli Acquedotti, a Roma, perché trovato in possesso di circa 30 grammi di sostanza stupefacente.

22 ottobre 2009 – Cucchi muore al reparto protetto dell’ospedale Sandro Pertini. Inizia il primo procedimento penale. La famiglia di Cucchi diffonde alcune immagini choc del cadavere del giovane scattate in obitorio. Stefano appare eccessivamente magro: al momento del decesso pesa solo 43 chili. Vengono rinviati a giudizio sei medici, tre infermieri e tre agenti della penitenziaria.

15 dicembre 2015 – Il primo processo si conclude in Cassazione con l’assoluzione degli agenti della penitenziaria e del primo medico che visitò Cucchi al Pertini. I giudici di piazza Cavour ordinano invece un nuovo processo per gli altri cinque medici del Pertini: per questi ultimi, accusati di omicidio colposo, lo scorso maggio il pg al processo in Corte d’Assise d’Appello aveva chiesto il non doversi procedere per prescrizione del reato. L’iter processuale ha visto gli imputati, inizialmente alla sbarra con l’accusa di abbandono di incapace diventata poi di omicidio colposo, prima condannati nel giugno 2013 e poi assolti in appello. Successivamente intervenne la Cassazione che ordinò un processo d’Appello bis dove i nuovi giudici confermarono l’assoluzione. Infine il nuovo rinvio stabilito dalla Suprema Corte che ha dato vita al terzo processo d’Appello.

17 gennaio 2017 – La Procura di Roma chiude l’inchiesta bis, quella che arriva a sentenza in giornata, portando sul banco degli imputati 5 carabinieri. Tre (Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro e Francesco Tedesco) sono accusati di omicidio preterintenzionale e di abuso di autorità. Tedesco è accusato anche di falso e calunnia insieme con il maresciallo Roberto Mandolini, mentre della sola calunnia risponde il militare Vincenzo Nicolardi.

10 luglio 2017 – I cinque militari dell’Arma vengono rinviati a giudizio.

11 ottobre 2018 – E’ il giorno della svolta: il pm Giovanni Musarò annuncia le rivelazioni fatte da uno degli imputati, Tedesco, che per la prima volta parla del pestaggio subito da Cucchi, sostenendo che a picchiarlo furono i suoi due colleghi, Di Berardo e D’Alessandro. Non solo. Tedesco rivela che una sua annotazione di servizio, nel quale riferiva quanto accaduto, e inviata ai suoi superiori, è sparita nel nulla.

19 marzo 2019 – La Procura chiude l’inchiesta sui depistaggi del 2009 e del 2015 e lo scorso 16 luglio vengono rinviati a giudizio il generale Alessandro Casarsa e altri 7 carabinieri tra cui Lorenzo Sabatino, all’epoca dei fatti comandante del reparto operativo di Roma. Gli otto carabinieri sono accusati a vario titolo e a seconda delle posizioni di falso, favoreggiamento, omessa denuncia e calunnia. Oltre a Casarsa e Sabatino, vanno a processo anche Francesco Cavallo, all’epoca dei fatti tenente colonnello e capo ufficio del comando del Gruppo Roma; Luciano Soligo, all’epoca dei fatti maggiore dell’Arma e comandante della compagnia Roma Montesacro; Massimiliano Colombo Labriola, all’epoca dei fatti comandante della stazione di Tor Sapienza; Francesco Di Sano, all’epoca in servizio alla stazione di Tor Sapienza; Tiziano Testarmata, comandante della quarta sezione del nucleo investigativo dei carabinieri e il carabiniere Luca De Cianni, accusato di falso e di calunnia.

12 novembre 2019 – Si apre ma viene subito rinviato il processo sui presunti depistaggi che sarebbero seguiti alla morte di Stefano Cucchi. Il giudice Federico Bona Galvagno in apertura dell’udienza comunica la sua astensione perché ex carabiniere in congedo, con rapporti con alti ufficiali, come il generale Tullio del Sette, e per aver partecipato a eventi con appartenenti all’Arma. Una decisione dettata dal voler garantire il sereno svolgimento del procedimento. A sostituire Bona Galvagno ci sarà il giudice Giulia Cavallone.