Venezia, “intero patrimonio immobiliare a rischio”  

Venezia, intero patrimonio immobiliare a rischio

(Foto Afp)

Pubblicato il: 14/11/2019 18:42

Tutta la città è arrabbiata. Sono troppi 30 anni e più per fare un’opera. Senza contare che il Mose, quando finalmente sarà completato e sempre ammesso che funzioni, può salvare Venezia dalle inondazioni ma non dall’umidità e dalla salinità che raggiungono il primo piano dei palazzi, intaccandoli e mettendo a rischio col tempo l’intero patrimonio immobiliare storico-artistico e non. Di questo, però, nessuno si sta occupando”. A due giorni dal disastro che ha colpito Venezia, il presidente della sezione Veneto dell’Associazione Dimore Storiche, Giulio Gidoni, analizza la situazione con l’Adnkronos, spiegando che è ancora presto per fornire dati sulle conseguenze di quanto accaduto.

“C’è stata nel tempo una sottovalutazione generale della situazione – denuncia Gidoni – La salinità e l’umidità sono due elementi che provocano la distruzione delle fondazioni di palazzi, delle dimore storiche e delle case in generale perché, insieme, costituiscono un elemento distruttore vero e proprio delle fondazioni. C’era stato un progetto alternativo al Mose che prevedeva, invece, una specie di iniezione di acqua compressa nella falda acquifera per alzare tutta l’area veneziana e portarla ai livelli settecenteschi. Una ipotesi fatta dal collegio degli ingegneri di Venezia che poi è stata abbandonata perché bisognava fare il Mose”.

“Nel nostro Paese c’è scarsa attenzione sul fatto che il 40% del patrimonio storico-artistico è di proprietà privata e quindi contribuisce al turismo dell’intero paese, anche se le spese di manutenzione sono a carico dei privati – fa notare Gidoni – Ed è chiaro che alcuni riescono a sostenere tali spese, altri invece non ce la fanno”. Sì, perché, come spiega il presidente della sezione Veneto dell’Adsi, “quando si parla delle dimore storiche dei privati non bisogna solo immaginare proprietari facoltosi, ma anche proprietari che vivono in dimore vincolate che risalgono magari a 500 anni fa e si trovano all’interno di semplici condomini. Proprietari tutt’altro che facoltosi”. Dimore e palazzi storici le cui problematiche “non sono gestibili, però, come quelle di un altro qualsiasi palazzo o casa, ma che contribuiscono alla bellezza dell’Italia”.

Gidoni mette a fuoco un altro elemento critico: “Oltre all’umidità e alla salinità bisogna considerare il moto ondoso che, quando è importante, contribuisce pesantemente a distruggere le fondazioni. E’ dal tempo della prima giunta Cacciari – ricorda il presidente della sezione Veneto dell’Adsi – che si è tentato di bloccare il moto ondoso, una delle concause della distruzioni delle fondazioni dei palazzi, ma tutto è finito nella nebbia parlamentare”.

La presa di coscienza del problema di Venezia risale alla “legge 171 del 1973, la prima legge di salvaguardia per la città. Una legge attuata nella parte relativa alla salvaguardia fisica, ma non nella parte relativa alla salvaguardia socio-economica (in sostanza volta a mantenere nel centro storico una serie di attività consentendo a tal fine di derogare a norme che può rispettare solo chi ha attività in terraferma, ndr). “Su questo ultimo fronte – evidenzia Gidoni – nulla si è mosso e la conseguenza è sotto gli occhi di tutti: il centro storico di Venezia è invasa da attività commerciali a bassissimo costo. Ma questa è un’altra storia”.