Vela: Minitransat, Beccaria taglia il traguardo e entra nella storia  

Minitransat, Beccaria taglia il traguardo e entra nella storia

“Bogi” sul suo 943 Geomag

Pubblicato il: 15/11/2019 17:34

di Paolo Bellino – Il dato di cronaca è: dopo 13 giorni di navigazione Ambrogio “Bogi” Beccaria ha vinto la Minitransat, la transatlantica su barche di serie lunghe 650 centimetri, edizione 2019. Ma non si riesce a capire cosa è riuscito a fare per la storia della vela questo ragazzo milanese di 28 anni finché non si mettono in fila un po’ di fatti, e soprattutto il primo: Beccaria è terzo in classifica generale, superato solo da due prototipi. E’ una classe a parte nella regata, su barche costruite per andare più forte di quelle di serie: una cosa mai successa prima. E’ mancato un niente che Beccaria vincesse anche “overall”, in classifica generale.

Altro fatto: mai nessun italiano aveva vinto la transatlantica più difficile, dura e rischiosa che ci sia. Barche corte, basse e larghe, invivibili per qualunque velista “standard”, che planano anche con vento moderato, figurarsi con il forte soffio dell’Aliseo: come se per 12 o 13 giorni uno sciatore fosse in discesa libera curvando solo ogni tanto. E in solitario per di più, dormendo allo stesso ritmo dei cani e sempre con un occhio aperto. Quanto sopra è naturalmente valido per tutti i partecipanti alla regata, ma il terzo dato da considerare è che “Bogi”, fin dalle Canarie, s’è messo dietro 64 persone ritirati compresi (erano 87 alla partenza da La Rochelle per Las Palmas di Gran Canaria, prima tappa neanche a dirlo vinta da Beccaria), in massima parte francesi, i più tosti, esperti, ruvidi -e sponsorizzati- navigatori oceanici dell’emisfero nord. Il secondo in classifica, Nicolas d’Estais, è oltre 90 miglia dietro; il terzo, Benjamin Ferré, oltre 120. L’ultimo ancora in gara, Jean Lorre, altro francese, è oltre mille miglia dietro. In 42 anni solo 4 non francesi hanno vinto la Minitransat.

Se non bastasse l’elenco sopra, forse possono servire anche le parole pronunciate dal vincitore della classe Prototipi, François Jambou, arrivato ieri: “Se c’è qualcuno che mi ha impressionato in questa regata è Ambrogio. Penso che sia il miglior marinaio che abbia mai visto. E’ impressionante.Correre con una barca di Serie come se fosse il migliore dei Prototipi, è stato il momento magico della gara. Correva forte, era con noi, o avanti a noi!Mi ha completamente allucinato. Ovviamente quando il vento è un po’ calato, con la mia barca più potente e più leggera ho preso le distanze. Credo che Ambrogio abbia consacrato il livello eccezionale che c’è sui Mini”.

Sul ritmo tenuto da Beccaria, sulle scelte tattiche e sulla capacità di navigare spesso più veloce dei suoi diretti concorrenti, Tanguy Le Turquais, specialista Mini e bordo con Ambrogio al Mini Fastnet osserva: “la sua velocità è stata assolutamente impressionante, vederlo secondo overall dopo una settimana di regata è folle. Non so se conosco la giusta spiegazione, ma penso che all’inizio della regata il vento fosse molto forte e non permettesse ai prototipi di accelerare abbastanza. Ambrogio ha sicuramente passato tanto tempo al timone della sua barca con una vela più grande rispetto ai proto e quindi è riuscito a tenere velocità più alte della media”.

Di sé scrive, sul suo sito: “Ambrogio Beccaria (Milano, 1991) naviga da quando ha 14 anni. Da ragazzo frequenta i corsi di vela del Velamare Club, in Sardegna, dove viene “parcheggiato” come molti ragazzini milanesi per cinque estati di fila, imparando così a navigare tra gli scogli e gli isolotti dell’Arcipelago della Maddalena e le Bocche di Bonifacio”. Una curiosità: il main sponsor, Geomag, produce giocattoli magnetici con cui “Bogi”, da bambino, giocava.

Lanciata nel 1977 dall’inglese Bob Salmon, l’idea della Minitransat era quella di arginare la tendenza a transoceaniche in solitario con barche sempre più grandi, quindi costose e non alla portata di tutti a meno di avere sponsor: erano gi anni “popolari” della navigazione a vela, inaugurati dal grande navigatore francese François Moitessier, “il barbone dei mari”, che dimostrò fin dagli anni ’50 che si poteva navigare -e anche vincere regate transoceaniche- con mezzi autocostruiti e praticamente senza soldi. Da allora sono passate 21 edizioni, quasi sempre appannaggio dei francesi, con barche sì piccole ma sempre più tecnologiche.