Ciclismo: l’ultima gara di Gino Bartali 65 anni fa 

Oggi i 65 anni dall'ultima gara di Gino Bartali, nella sua Città di Castello

Gino Bartali

Pubblicato il: 28/11/2019 14:23

Nessuno quel giorno lo sapeva, ma quella a cui si stava assistendo dagli spalti del circuito di Città di Castello sarebbe stata l’ultima gara di uno dei più grandi campioni del ciclismo di tutti i tempi, Gino Bartali. Ginettaccio annunciò il suo ritiro dall’agonismo il 9 febbraio del 1955, ma il 28 novembre 1954, riservato come suo solito e già quarantenne, ottenne la sua ultima vittorie di corridore nei luoghi che durante la guerra lo avevano visto clandestino per sfuggire ai tedeschi, a Nuvole, frazione della cittadina tifernate.

La gara era divisa in due specialità, Individuale e Velocità. Del gruppo facevano parte i più forti dell’epoca: Coppi, Martini, De Rossi, Monti, Petrucci, Corrieri. Le cronache dell’epoca raccontano la solita storia: un po’ Coppi,un po’ Bartali. Il primo vinse l’Individuale, 40 km su 50 giri di circuito, il secondo la Velocità prima nella sua batteria e poi nella finale, due giri pari a 1.600 metri, mettendosi dietro Alfredo Martini e Giovanni Corrieri. Eppure il 1954 sembrava essere l’anno giusto per appendere la bici al chiodo: reduce da un incidente che gli aveva fatto rischiare una cancrena alla gamba, Bartali aveva cominciato con il ricevere una medaglia al valore sportivo che tutti lessero come prodromica al ritiro.

Neanche per sogno: si presenta addirittura al Giro d’Italia, dove il miglior risultato è la tappa Bolzano-St Moritz dove arriva secondo, e sarà 13° in classifica finale, ma l’unico che riuscì a strappare ovazioni all’arrivo a Milano, in un più generale clima ostile (fischi e sberleffi) destinato agli altri e soprattutto al vincitore, lo svizzero Carlo Clerici. Il tributo unico era dovuto alla convinzione generale che quella sarebbe stata la sua ultima gara: e invece “l’uomo di ferro” costruiva la sua sopresa di Città di Castello. Si chiudono così 20 anni di successi che lo avrebbero consegnato al mito, coronato dal riconoscimento postumo di aver salvato 800 ebrei dalla morte.