Digital tax, Boccia: “Reazione Trump scomposta e ingiusta”  

Digital tax, Boccia: Reazione Trump scomposta e ingiusta

(IPA/Fotogramma)

Pubblicato il: 04/12/2019 12:59

Avanti tutta sulla digital tax. La minaccia di dazi ventilata dal presidente Usa Donald Trump “è una reazione scomposta e ingiusta” e l’Europa deve trovare una soluzione unitaria su questo fronte. E’ l’obiettivo fermo che indica, parlando all’Adnkronos, il ministro degli Affari regionali e autonomie Francesco Boccia, per il quale i big del web devono avere un trattamento fiscale alla stregua delle aziende italiane ed europee. “Chi gira la testa da un’altra parte – avverte – fa un danno incalcolabile al Paese”. Un vero e proprio cavallo di battaglia, quello di Boccia sulla web tax, sulla quale “non ho mai cambiato idea”.

“Nel 2013 – ricorda – riuscimmo a far approvare, con la maggioranza unanime, la prima versione della mia norma in commissione Bilancio. Ma la notte dopo ci furono molte scomuniche, risultato di pressioni di lobby tutte condizionate dagli Usa e dalle principali over the top e poi la storia la conosciamo: la marcia indietro di alcuni partiti e leader politici…”.

“Io – evidenzia Boccia – non ho mai cambiato idea: mi pareva fin troppo chiaro già 7 anni fa che il capitalismo al tempo del digitale ha cambiato profondamente le regole del gioco e gli Stati devono essere in grado di regolare le loro politiche fiscali e pubbliche proprio in relazione alla dematerializzazione della ricchezza. E’ sotto gli occhi di tutti e chi gira la testa da un’altra parte fa un danno incalcolabile al Paese. Le pressioni degli americani ci sono sempre, io stesso sono stato destinatario di un certo numero di comunicati stampa contro per poi ricevere le scuse dopo alcuni anni. Ma queste sono storie di ordinario lobbismo internazionale”.

“Ma questa volta – sottolinea Boccia – è il Presidente degli Usa in persona che scende in campo e il livello è arrivato alle punte massime. Ma c’è una grande contraddizione: Trump chiede agli Stati europei di fare l’opposto di quello che lui chiede in America. E questo non può chiederlo. C’è – denuncia – una totale asimmetria”.

“La ratio della web tax nel 2013 – e l’Ocse ci è è arrivata anni dopo – è che al tempo del digitale si devono pagare le tasse nel Paese dove si fa business. E questo lo si fa superando il principio di stabile organizzazione che gli americani continuano ad applicare e che è figlio di trattati di anni 90 quando internet non era entrato nelle vene del capitalismo. Ora, 30 anni dopo, non possiamo mantenere le regole di un altro capitalismo che consentiva di scegliere la base fiscale nel Paese in cui era più comodo”.

Un nodo sul quale in Europa non si è trovata una soluzione. E, ora, “alcuni Paesi come Francia e Italia hanno deciso di partire autonomamente”. Ora, l’auspicio espresso da Boccia è che “si vada avanti” e, rileva, “non mi pare che la Francia intenda rinunciarci e anche l’Italia deve fare la sua parte”.