Leucemia, i bimbi poveri muoiono più del doppio 

Leucemia, i bimbi poveri muoiono più del doppio

Pubblicato il: 08/12/2019 20:06

I bambini non sono tutti uguali di fronte al cancro. I piccoli con leucemia mieloide acuta (Lma) che vivono nei quartieri poveri hanno una probabilità 2,4 volte maggiore di morire, rispetto a quelli che abitano in zone a reddito medio-alto.

E’ il risultato di uno studio presentato a Orlando, in Florida, al 61esimo Congresso dell’American Society of Hematology (Ash). L’analisi fotografa un fenomeno meno lontano da noi rispetto a quanto si potrebbe pensare: “Anche in Italia – commenta all’Adnkronos Salute Fabrizio Pane, direttore Uoc Ematologia e Trapianto di midollo del Policlinico universitario Federico II di Napoli – basta vivere in una famiglia non abbiente, che non può contare su un caregiver o che magari risiede in un’area poco collegata come una piccola isola, per avere un minore accesso alle cure e una prognosi peggiore”.

Ma la ricerca sulle chance dei bimbi con Lma è ancora più “allarmante” – sottolineano gli autori dell’Ucsf Benioff Children’s Hospital di San Francisco e del Children’s Hospital di Philadelphia – considerando che riguarda quasi 1.500 partecipanti a sperimentazioni cliniche disegnate ad hoc per essere “rigorosamente inclusive”. Invece emerge che, a fronte di una sopravvivenza del 68% circa a 5 anni dalla diagnosi nelle aree a reddito medio-alto, nelle zone a basso reddito il dato scende al 61% per crollare al 43% tra i pazienti più poveri. “Ci aspettavamo di trovare una differenza, ma non così sostanziale”, confessa Lena E. Winestone del Benioff Children’s Hospital, che avverte: “Più persone diventeranno consapevoli del problema, e più potremo migliorare”.

Gli studiosi non hanno definito con precisione le possibili ragioni di questa ‘forbice’, ma una delle ipotesi è che “lo stress tossico legato a uno stato socio-economico inferiore possa pesare sulle risposte dei pazienti alla chemio e all’immunoterapia”, riflette Winestone che con il suo team si propone di approfondire i perché di “un gap drammatico”. Mentre lavori precedenti avevano indagato sull’influenza di fattori come l’etnia, questo viene descritto come “il primo a concentrarsi sullo stato socio-economico quale elemento chiave nel determinare le diverse chance che i piccoli hanno di sopravvivere a un tumore”.

Al tema ‘Medicina inclusiva’ sono dedicati numerosi abstract protagonisti al summit dell’Ash, restituendo un quadro a luci e ombre: “Se molti studi offrono evidenze incoraggianti del fatto che le minoranze e i malati più anziani ricevono benefici simili dai trattamenti anti-cancro – osservano gli esperti Usa – da altri emergono ancora differenze significative in termini di accesso alle cure e di risultati clinici, indicando il bisogno urgente di più sforzi contro le disparità sanitarie”. Ammonisce Laura Michaelis del Medical College of Wisconsin: “L’inclusione è la sfida giusta da vincere non solo per i nostri pazienti e le nostre comunità, ma anche se l’obiettivo che vogliamo centrare è davvero quello di una medicina che arriva al bersaglio”.