Per 96% neonati screening metabolico, nel 2012 era il 25% 

Per 96% neonati screening metabolico, nel 2012 era il 25%

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Pubblicato il: 10/12/2019 16:21

Italia leader in Europa in tema di politiche sullo screening neonatale. “Prima della legge 167/2016 nel nostro Paese venivano ricercate solo 3 patologie, pochissime Regioni avevano un panel più ampio, nel 2012 poteva beneficiarne solo 1 neonato su 4 (il 25%). Oggi, a soli 3 anni dall’entrata in vigore della legge, la copertura è arrivata al 96,5% dei neonati, un progresso enorme che consente di diagnosticare e aiutare circa 700 bimbi ogni anno“. Lo ha evidenziato Giancarlo la Marca, presidente della Società italiana malattie metaboliche e screening neonatale (Simmesn), in occasione del convegno ‘Screening neonatale: dai progetti pilota all’adeguamento del panel‘ organizzato da Osservatorio Malattie Rare – con il patrocinio dell’Osservatorio Screening, della Fondazione Telethon e di Aismme onlus – all’Auditorium del ministero della Salute.

Per effetto della legge 167/2016, detta anche ‘Legge Taverna’, in Italia vengono ricercate obbligatoriamente, su tutti i neonati, oltre 40 malattie metaboliche rare potenzialmente invalidanti o mortali sulle quali è possibile intervenire efficacemente prima che facciano danni irreversibili: è lo screening metabolico allargato, che è in attesa però di includere anche le patologie neuromuscolari genetiche, le immunodeficienze combinate severe e le malattie da accumulo lisosomiale, come previsto dell’Emendamento Volpi approvato nella passata Legge di Bilancio.

“L’Italia, grazie a questa normativa – ha evidenziato Fabio Massimo Castaldo, vice presidente del Parlamento Europeo – è leader in Europa in tema di politiche sullo screening neonatale. È proprio questa la direzione verso la quale deve muoversi la nostra sanità: la prevenzione. Tuttavia, penso sia nostro dovere guardare oltre e pretendere di più, per il bene del futuro dei nostri figli e nipoti. Ce lo chiedono soprattutto i nostri neonati, e salvare la loro vita deve essere una nostra priorità”.

“Mentre nel nostro Paese vengono cercate oltre 40 malattie – ha confermato Carlo Dionisi Vici, responsabile Uoc di Patologia Metabolica, Dipartimento di medicina pediatrica, Irccs Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma – e offriamo un percorso efficace di presa in carico a tutela della loro salute, Francia, Regno Unito e Spagna non arrivano a testarne 10″. I dati del rapporto annuale della Simmesn mostrano la velocità di adeguamento dell’Italia: nel 2017 la copertura era già arrivata al 78,3%, nel 2018 la percentuale era salita all’85% per poi progredire fino all’attuale 96,5%.

“La 167/2016 conferma come una buona legge possa avere una sua efficacia terapeutica, proprio come un buon farmaco – ha evidenziato Paola Binetti, membro della commissione Igiene e sanità del Senato e presidente dell’Intergruppo parlamentare malattie rare – ed è certamente un incentivo perché il Parlamento metta mano velocemente a quei Ddl che aspettano da anni di essere approvati. A cominciare dalle leggi quadro sulle malattie rare, che con taglio diverso sono in discussione al Senato e alla Camera. I malati rari attendono con impazienza che si affrontino con coraggio una serie di nodi rimasti finora insoluti, per ottenere più fondi per la ricerca. Abbiamo bisogno di dare un nome a tante malattie che paradossalmente sono ancora orfane di nome per poterle inserire nei nuovi modelli di screening neonatale allargati. E’ il primo passo per immaginare di poterle curare”.

“Stiamo lavorando per costruire, attraverso un percorso condiviso, una nuova cornice normativa per le malattie rare – ha detto Fabiola Bologna, componente della Commissione Affari Sociali della Camera – e dopo una serie di audizione con tutti gli stakeholder siamo pronti a lavorare al testo condiviso, il tema dello screening neonatale senza dubbio rientra quelli che inseriremo. Sono fiduciosa che per il prossimo anno avremo una legge capace di rendere migliore il percorso di diagnosi e presa in carico delle persone con malattia rara”.