Legge elettorale, Pd ‘sposa’ il proporzionale  

Legge elettorale, Pd 'sposa' il proporzionale

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Pubblicato il: 13/12/2019 19:47

Maggioritario addio. La Direzione Pd, con l’ok unanime a Nicola Zingaretti, mette in soffitta un ‘asset’ fondativo del Partito democratico e ‘sposa’ il proporzionale. Corretto, per la precisione. “Chiedo un mandato per valutare una legge proporzionale a un solo turno”, un “proporzionale corretto con adeguati sbarramenti, liste corte, parità di genere e l’ipotesi del voto per gli studenti fuori sede”, è stata la proposta del segretario.

Il Pd accetta insomma di accantonare il maggioritario, anche per togliere dal tavolo il Rosatellum: una “legge elettorale pessima che non dà nessuna garanzia di stabilità e può portare squilibri”, la definisce Zingaretti. Sul tema molti gli interventi di Direzione, a quanto viene riferito. Con un fronte ampio a favore della proposta di Zingaretti. Da Dario Franceschini ad Andrea Orlando, Matteo Orfini, Gianni Cuperlo e Dario Parrini che siede al tavolo delle riunioni di maggioranza sulla legge elettorale.

Ieri l’ultimo vertice al Senato si è chiuso con 2 modelli sul tavolo: proporzionale con soglia di sbarramento nazionale al 5 per cento e un proporzionale simil spagnolo con soglia implicita circoscrizionale. Sui due sistemi le sensibilità tra i dem sono diverse ma “sono tecnicalità. Il dato è che il Pd oggi si è spostato sul proporzionale”, dice un membro della Direzione.

Per il fronte ‘maggioritarista’ è intervenuta Lia Quartapelle che oggi ha firmato, insieme a Enrico Morando e Giorgio Gori, una lettera al Corriere della Sera per rilanciare il sistema dei sindaci a doppio turno. Modello sostenuto in queste settimane dal Pd al tavolo con gli alleati, ma in solitudine.

“Proporre la legge dei sindaci – ribatte Orfini – significa di fatto pensare a una riforma presidenziale. Esattamente come chiede Salvini. Penso non avrebbe senso. E se abbiamo fatto un governo per evitare che una minoranza avesse i pieni poteri, sarebbe assurdo oggi immaginare una legge elettorale che porta a quell’esito, a prescindere da chi vince”.

Aggiunge Dario Parrini: “Sulla legge elettorale bisogna capire se accettiamo lo stato dell’arte con una legge elettorale pessima, assurda e pericolosa. Il Pd ha fatto una battaglia per il doppio turno, legge che prevede che le alleanze si dichiarino prima del voto. Se però non è possibile fare una legge elettorale, visti i numeri in Parlamento, che preveda che si dichiarino alleanze prima del voto, almeno dobbiamo evitare – ha sottolineato – che si faccia una legge elettorale che impedisca dopo il voto la formazione di maggioranze stabili”. Questa sarà la posizione con cui il Pd andrà ai prossimi incontri, compreso quello in settimana con le opposizioni.

Quanto ai temi di governo, diversi interventi in Direzione hanno sollecitato un ‘orecchio’ attento alle piazze, dalle Sardine a quella del mondo del lavoro martedì scorso in piazza Santi Apostoli. Dice Maurizio Martina: quelle piazze “pongono al Pd prima di tutto il compito di muoversi e cambiare per accogliere queste spinte di nuova partecipazione civile”. E ancora Piero Fassino: “Non possiamo affidare tutto al governo. Appuntamenti indicati da Zingaretti nella sua relazione sono preziosi, per reggere e rilanciare profilo riformista partito”.

Il riferimento è all’appuntamento annunciato dal segretario per gennaio in vista della ‘verifica’ di governo: il Pd deve “iniziare l’anno politico con un appuntamento di confronto e una discussione con i gruppi dirigenti, la delegazione di governo, i gruppi parlamentari, gli amministratori per costruire la nostra proposta del 2020”.

Zingaretti si è rivolto poi al premier Giuseppe Conte: “Guidi la cordata. Noi saremo leali ma la stessa lealtà la chiediamo agli alleati. Senza concessioni a chi cerca visibilità perché la pazienza conosce un limite, quello della sopportazione. Meno di questo significa camminare nel vuoto. Nessun ricatto né ultimatum ma nemmeno uno scambio, serve trasparenza di chi si assume la responsabilità”. E aggiunge: “Non minaccio la crisi ma basta scaricare sulla maggioranza problemi interni ai partiti. Si deve essere alleati non avversari“.