Chiesa San Luigi Francesi: “Salvini ha ragione, ‘Bella ciao’ non andava cantata” 

Chiesa San Luigi Francesi: Salvini ha ragione, 'Bella ciao' non andava cantata

(fermo immagine da Facebook /SalviniOfficial)

Pubblicato il: 17/12/2019 15:04

La chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma prende le distanze dal coro che domenica scorsa ha intonato le note di ‘Bella ciao‘ nel corso di un concerto organizzato per aiutare i bambini del Burundi. “Io non ero stato avvertito – dice all’Adnkronos Stein Stephan, portavoce della chiesa -. Quando ho sentito il coro che ha intonato ‘Bella ciao’, anche se si è limitato al ritornello senza eseguirla tutta, ho avuto un sobbalzo. Se lo avessi saputo, avrei detto al maestro del coro di lasciare perdere. La canzone simbolo della liberazione dal nazifascismo non è un motivo che si possa cantare in chiesa, né a cuor leggero. Ci sarebbero dovuti arrivare da sé”.

A denunciare i fatti accaduti a San Luigi dei Francesi domenica sera è stato il segretario della Lega, Matteo Salvini, con un video pubblicato sulla sua pagina Facebook. “Roba da matti – ha scritto il leader leghista – cantare ‘Bella ciao’ in chiesa una domenica sera a Roma, ma vi pare normale?”.

Al che Stephan, che ha visto il video-denuncia del leader leghista, dice: “Salvini non mi piace molto come persona anche se mi trovo d’accordo con lui su alcune cose. Penso ai decreti sicurezza, che non vanno eliminati, ma anche alla legittima difesa: se ti entra in casa qualcuno tu devi poterti difendere. Sulle note di ‘Bella ciao’ condivido pure quello che dice”.

‘Bella ciao’ viene cantata nelle piazze dalle Sardine. “Ho sentito di questo movimento civico – dice ancora il portavoce della chiesa di San Luigi, di fronte ai palazzi della politica -. E sono d’accordo con loro al 100% sul fatto di essere contro l’odio e contro ogni forma di razzismo per un mondo migliore, anche se vorrei capire meglio quali sono i loro obiettivi”.

Il coro ha voluto rendere omaggio al movimento civico che sta prendendo il largo nel Paese? “Non credo sia stata propaganda – osserva Stein Stephan -. Ad ogni modo quella non era una canzone da cantare in chiesa”.