“Non può fallire una banca, pensavo. Così ho perso tutto” 

Non può fallire una banca, pensavo. Così ho perso tutto

(Fotogramma)

Pubblicato il: 20/12/2019 16:25

di Chiara Moretti

“Una banca? Non fallisce sennò è l’Italia stessa a finire male”. È la considerazione da cui è partito il 34enne Alessandro Frezza di Barletta per investire con tutta la sua famiglia e gli zii in un pacchetto di azioni e obbligazioni della Banca Popolare di Bari. “Abbiamo investito una cifra molto alta” spiega all’Adnkronos Frezza, che è proprietario di una piccola ferramenta “anche online”, un lavoro con cui mantiene la moglie e due figli piccoli “un maschio e una femminuccia di 2 e 4 anni”.

“Ce lo hanno presentato come un investimento a basso rischio perché l’istituto di credito non era quotato in Borsa e, invece, era tutto il contrario perché se il titolo non è sui listini di Piazza Affari e non ci sono compratori, è molto più difficile venderlo”.

Un mix molto allettante, “‘basso rischio’ e rendimenti stellari al 6.5%”, non poteva certo lasciare indifferenti. “Per me è stata una beffa. Sono laureato in Economia Aziendale alla Bocconi, quindi, non ignorante in materia, ma non potevamo immaginare quello che c’era sotto ossia i crediti deteriorati e le informazioni ‘modificate’ sul prezzo delle azioni”. Una doccia fredda la notizia di quanto era successo. “Me ne sono accorto quando abbiamo cercato di vendere le azioni e non ci siamo riusciti” spiega ricordando quando si è ritrovato “senza i soldi di famiglia, un gruzzoletto da usare per affrontare una spesa improvvisa”.

D’improvviso si è ritrovato con un pugno di mosche in mano. “Li avevo messi da parte per i miei figli, avevo fatto tante rinunce per crearmi una famiglia e affrontare tutte le spese necessarie per farli crescere senza rinunce”.

Alessandro Frezza, però, non si arrende. È in prima fila nell’Associazione Vittime del Salvabanche per cui è portavoce. “Noi non ci fermiamo, siamo già scesi in piazza e ci torneremo. Tutti conoscono la nostra situazione. Ora chiediamo fatti, vogliamo garanzie. Vogliamo sapere come noi risparmiatori verremo tutelati e, perciò, chiediamo di essere convocati dal governo” conclude, pensando con rabbia a quei soldi sfumati in un soffio e a come tirare su la sua famiglia ora “con un lavoro che non dà ogni mese un’entrata fissa”.