Eutanasia, per Anelli serve una ‘profonda riflessione sulla professione’  

Eutanasia, per Anelli serve una 'profonda riflessione sulla professione'

Pubblicato il: 23/12/2019 16:28

Il tema del “fine vita e del rispetto delle ultime volontà dei pazienti richiede una profonda riflessione su quello che si può definire un paradigma della professione medica“. A dirlo all’Adnkronos Salute è il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, dopo la sentenza dei giudici di Milano che hanno assolto Marco Cappato dall’accusa di aiuto al suicidio per aver accompagnato deejay Fabo in una clinica svizzera a morire. Cappato è stato assolto perché il fatto non sussiste. “Credo che i giudici abbiano verificato il rispetto dei criteri individuati dalla Corte Costituzionale. In questo momento – ricorda Anelli – è necessario il rispetto di questi criteri perché questo diritto sia esigibile”.

Anelli più volte in passato ha sottolineato le prevedibili ‘resistenze’ della classe medica di fronte all’aiuto al suicidio. “Ci sarà una profonda discussione in Consiglio nazionale, che però – aggiunge – non potrà che arrivare ad un adeguamento a quanto previsto dalla Corte stessa. Insomma, non si potrà non applicare la sentenza in caso di adesione del medico alla richiesta del paziente”, sempre che siano stati rispettati i criteri individuati dalla Consulta.

E se lo stesso Codice di deontologia medica può apparire in contrasto con il rispetto dell’autodeterminazione del paziente, proprio Cappato in un recente incontro con la Fnomceo ne aveva chiesto delle modifiche. “È importante – aveva affermato Cappato – che i medici possano, nelle diverse sensibilità e impostazioni culturali legittimamente presenti all’interno della categoria, agire senza forzature in alcuna direzione, collaborando con le altre professionalità coinvolte e mantenendo il pieno rispetto dell’autodeterminazione del paziente, che andrà comunque garantita nel rispetto della nuova normativa determinata della sentenza della Corte costituzionale, a nostro avviso adattando il Codice deontologico”.

“Ebbene, ritengo – ribadisce Anelli – che occorra una profonda riflessione sul paradigma della nostra professione. Viviamo in una realtà diversa rispetto al passato”, anche dal punto di vista delle possibilità offerte oggi dalla medicina. La sentenza della Consulta, aggiunge Anelli, “chiama il medico alla compassione, alla pietas verso chi soffre. Nel momento in cui affida al medico il compito di informare il paziente sugli esiti di queste scelte drammatiche – sottolinea il presidente – lo mette di fronte a uno dei suoi più alti doveri deontologici: quello di accompagnare il malato verso la morte, standogli vicino e alleviando le sue sofferenze”.