Iran, Hashd al-Shaabi: le milizie in primo piano contro l’Isis 

Iran, Hashd al-Shaabi: le milizie in primo piano contro l'Isis

Immagine di repertorio (Fotogramma /Ipa)

Pubblicato il: 03/01/2020 15:48

Le Unità di mobilitazione popolare, o Hashd al-Shaabi, nascono in risposta all’appello del 13 giugno del 2014 dell’ayatollah Ali al-Sistani al jihad contro lo Stato Islamico (Isis), che pochi giorni prima aveva conquistato la città di Mosul. Ne fanno parte 40 gruppi paramilitari prevalentemente sciiti e contano circa 80mila uomini. Il loro ruolo è stato decisivo nella sconfitta militare dello Stato Islamico (Isis) in Iraq. Il primo luglio del 2019 il primo ministro iracheno Adel Abdul-Mahdi ha emesso un decreto che integra ulteriormente le Forze di mobilitazione popolare nelle forze armate del paese, proprio per aver dimostrato una forza decisiva nelle operazioni antiterrorismo di Baghdad.

“Nell’interesse del bene pubblico e secondo i poteri che ci sono concessi dalla Costituzione, è decretato quanto segue: tutte le Unità di mobilitazione popolare devono operare come parte indivisibile delle forze armate ed essere soggette agli stessi regolamenti“, recita il decreto. Nel maggio precedente il segretario di Stato americano Mike Pompeo aveva detto ai leader iracheni durante una visita a sorpresa a Baghdad che se non avessero esercitato un maggiore controllo sui combattenti, Washington avrebbe risposto con la forza.

Ma questi cambiamenti formali non hanno modificato il modo in cui questi gruppi operano e non sono chiaramente identificabili all’interno della catena di comando del ministero della Difesa. La decisione del premier iracheno è stata accolta favorevolmente dal leader sciita Moqtada al-Sar, parlando di ”un primo passo corretto verso la costruzione di uno stato forte”.

Già il precedente primo ministro iracheno, Haider al-Abadi, aveva compiuto nel marzo del 2018 un primo passo per incorporare formalmente i combattenti filo-governativi dalle Unità di mobilitazione popolare nel servizio di sicurezza del paese arabo, sottolineando che tale mossa avrebbe contribuito a stabilire sicurezza e stabilità. Secondo il decreto annunciato l’8 marzo 2018, ai combattenti di Hashd al-Sha’abi venivano concessi molti degli stessi diritti dei membri dell’esercito, compresi stipendi equivalenti.

I combattenti di Hashd al-Shaabi hanno avuto un ruolo importante nella liberazione delle aree in mano all’Isis a sud, nordest e nord della capitale irachena Baghdad, da quando i terroristi hanno lanciato un’offensiva nel paese nel giugno 2014. Ma la loro presenza è stata duramente contestata, ad esempio, dall’Arabia Saudita, che ha chiesto più volte lo smantellamento del gruppo.

L’Iran ha fornito alle Unità di mobilitazione popolare armi e munizioni dai primi giorni della guerra all’Isis. Le truppe iraniane hanno spesso lavorato con le forze irachene, rispettando una catena di comando da Teheran. Hashd al-Shaabi hanno intrattenuto relazioni semi-ufficiali con le istituzioni militari e di sicurezza irachene, che si ritiene avessero un controllo limitato sulle milizie sciite. La maggior parte dei gruppi sciiti ha risposto alla chiamata alle armi del Grande Ayatollah Ali al-Sistani. Ma anche l’ayatollah Ali Khamenei, il leader supremo dell’Iran, ha avuto un ruolo chiave nella decisione di combattere.