Acca Larenzia, Mambro: “Mai verità su strage, sono morti di serie Z”  

Acca Larenzia, Mambro: Mai verità su strage, sono morti di serie Z

Pubblicato il: 07/01/2020 12:47

di Marco Mazzù

“Ci sono morti di serie A e di serie B. Questi sono morti di serie Z, questi non li pensa nessuno ma la verità è che se non c’è giustizia non c’è pace, quindi non ci si può meravigliare se dopo tanti anni ancora ci sono cortei, manifestazioni. Perché su questa storia non c’è verità“. E’ quanto denuncia Francesca Mambro nell’anniversario della strage di Acca Larenzia, il duplice omicidio a sfondo politico commesso a Roma il 7 gennaio 1978 davanti a una sede Msi in cui furono uccisi i due attivisti del Fronte della Gioventù Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, a cui seguì la morte di Stefano Recchioni, militante ucciso nel corso dei disordini con le forze dell’ordine seguiti a una manifestazione di protesta.

“Recchioni era accanto a me, morì tra le mie braccia. Prima venne colpito da un lacrimogeno, quando si rialzò fu ucciso da un proiettile al volto. Agli slogan gridati alla manifestazione risposero con i proiettili. I ragazzi di destra che erano lì – dice all’Adnkronos l’ex esponente dei Nar – non spararono né tirarono sassi. Invece che cercare chi aveva ammazzato quei poveretti, lo Stato stava lì alla manifestazione. Non hanno saputo gestire la situazione e c’è stata la tragedia di Stefano, colpito non da un provocatore come dice qualcuno (il riferimento è all’ex capitano dei carabinieri Eduardo Sivori, coinvolto nelle indagini e poi prosciolto, che ieri ne ha parlato con l’Adnkronos, ndr) ma da qualcuno che doveva controllare la piazza e ha sparato“.

Quarantadue anni dopo si può ancora trovare la verità? “Gli elementi per riaprire le indagini c’erano tutti, non so perché non abbiano perseguito la strada dell’arma utilizzata per Acca Larenzia, la mitraglietta che ha sparato anche in altre occasioni. Potevano benissimo cercare un filo conduttore. Il problema è che non hanno mai chiesto chi poteva aver sparato perché non era ritenuto interessante, non premeva che si sapesse. Quanti morti di destra ci sono stati senza che siano stati individuati i colpevoli? Solo a Roma la strage di Acca Larenzia, Francesco Cecchin, Angelo Mancia e altri. Le indagini sui morti di destra sono state aperte e richiuse senza che si arrivasse a nulla. Evidentemente ‘uccidere un fascista non è reato’ ma non è neanche perseguibile“.

E ancora: “Se ci deve essere una memoria in questo Paese – osserva Francesca Mambro – non è che si possono scartare dei morti. Quello che è successo dopo, i cosiddetti anni di piombo, a destra nascono dal fatto che non c’è stata mai la volontà di dare una risposta di giustizia a questi morti. Senza voler trovare delle scuse o delle attenuanti, quelle sono cose che hanno segnato tantissimo, almeno per quanto riguarda la mia scelta drammatica”.