Caso Saguto: pm, ‘Scoperto sistema tentacolare ma non è un processo all’antimafia’/Adnkronos 

Caso Saguto, al via la requisitoria: Sistema tentacolare ma non è un processo all'antimafia

Pubblicato il: 14/01/2020 19:43

(dall’inviata Elvira Terranova) – Un sistema “perverso e tentacolare”, “creato e gestito” da Silvana Saguto, l’ex Presidente della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, nel frattempo radiata dalla magistratura, che “ha sfruttato e mortificato il suo ruolo di magistrato”. Ma “è sbagliato parlare di processo all’antimafia”. Inizia con queste dure parole la requisitoria fiume del pm Maurizio Bonaccorso, che con la collega Claudia Pasciuti rappresenta l’accusa nel processo a carico dell’ex giudice Silvana Saguto, accusata di corruzione, alla sbarra con altri 14 imputati, tra magistrati, avvocati, persino un ex prefetto. Una requisitoria che durerà fino a fine mese quando saranno avanzate le richieste di pena “che saranno molto elevate”, come annuncia il magistrato. Ma non finisce qui.

Perché è lo stesso pm ad annunciare che alla fine della requisitoria chiederà al Tribunale la trasmissione degli atti alla Procura per “numerosi testimoni che in aula hanno detto il falso” e parla di “magistrati, ex prefetti e avvocati”, senza però fare i loro nomi.

“Questo processo è stato definito, con una espressione alquanto infelice, il ‘processo all’antimafia’. Niente di più sbagliato. Questo è un processo a carico di pubblici ufficiali, magistrati, amministratori giudiziari, avvocati, che hanno strumentalizzato il loro ruolo importante e hanno tradito la loro funzione per interessi privati”, dice Bonaccorso. E aggiunge: “Hanno fatto un danno incalcolabile all’immagine dell’amministrazione della giustizia”. Ma nello stesso tempo, il magistrato tiene a precisare che gli imputati ‘eccellenti’ negli anni precedenti all’inchiesta “hanno fatto vera antimafia” e “non come” chi “si è attribuito un attestato di paladino della legalità…”.

“L’espressione ‘processo all’antimafia’ come è stato definito da più parti questo dibattimento non mi è proprio andato giù- dice a gran voce il pm Bonaccorso- ho una particolare allergia a queste espressioni, ma c’è il rischio di mettere sullo stesso piano situazioni eterogenee, cioè processi di chi arbitrariamente si è attribuito un attestato di ‘paladino della legalità’ rispetto a chi, come gli imputati del processo l’antimafia, l’hanno fatta. Perché non possiamo negare che, al di là di certi errori fatti, dobbiamo riconoscere che gli imputati di questo processo, come i giudici Silvana Saguto o come chi ha scelto l’abbreviato come Fabio Licata o ancora Lorenzo Chiaramonte o il colonnello della Gdf Rosolini Nasca o l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, nel momento in cui hanno svolto il loro ruolo di contributo per il contrasto a Cosa nostra quel contributo lo hanno dato realmente”. Ma poi sottolinea: “Il problema è quello di ipotizzare che avendo fatto antimafia hanno una sorta di ‘licenza di uccidere’, una ‘licenza di delinquere’ per quello che viene dopo. E il nostro processo riguarda proprio le condotte successive che si sono concretizzate in gravi reati perché non si può consentire di mortificare l’azione di un magistrato e svolgere un’attività predatoria”.

Sono complessivamente quindici gli imputati nel processo di Caltanissetta. Oltre a Silvana Saguto, sono alla sbarra anche il padre, Vittorio Saguto, il marito Lorenzo Caramma e il figlio Emanuele, oggi entrambi presenti in aula, gli amministratori giudiziari Gaetano Cappellano Seminara, Walter Virga, Aulo Gigante e Nicola Santangelo. E, ancora, il colonnello della Dia Rosolino Nasca, i docenti universitari Roberto Di Maria e Carmelo Provenzano, la moglie e la collaboratrice di Provenzano, Maria Ingrao e Calogera Manta, l’ex prefetto di Palermo Francesca Cannizzo, l’ex giudice della sezione misure di prevenzione Lorenzo Chiaramonte. L’altro giudice del collegio, Fabio Licata, è stato giudicato con l’abbreviato e condannato.

Nel corso della requisitoria, iniziata con molto ritardo a causa di una richiesta della parte civile che rappresenta i costruttori Rappa, il Pm Bonaccorso ha sottolineato con forza che “Venti anni fa la magistratura italiana era ancora considerata unico baluardo in un paese dominato dalla corruzione e flagellato dalle consorterie mafiose”. E aggiunge subito dopo: “Oggi non è più così e dobbiamo dire ‘grazie’ a quei magistrati che sono imputati in questo processo, dobbiamo dire ‘grazie’ a quei magistrati che sono indagati attualmente dalla Procura di Perugia, dobbiamo dire ‘grazie’ ai magistrati che sono stati coinvolti dall’indagine sul Palermo calcio”.

Poi, parlando dell’agenda a blu agitata questa mattina in aula dall’ex giudice Saguto nel corso di dichiarazioni spontanee, e che conterrebbero le segnalazioni fatte dai magistrati alla Saguto, Bonaccorso dice: “I magistrati non hanno motivo di essere terrorizzati dal contenuto dell’agenda di Silvana Saguto, che ha portato in aula anche oggi”. Già nei mesi scorsi Saguto aveva portato in aula l’agenda elencando i nomi dei colleghi che le avrebbero segnato quei nomi per le amministrazioni giudiziarie. “Qualcuno ha insinuato in maniera vergognosa – dice Bonaccorso – che dopo che la dottoressa Saguto ha agitato l’agendina, questo processo è cambiato. Si deve solo vergognare chi ha detto questo. Il processo non è cambiato e non può cambiare”. E ha aggiunto: “Avrei preferito che l’agenda oggi venisse depositata al ricordo ma così non è stato. Sarebbe stato più elegante che agitarla…”.

Poi ancora accuse agli imputati del processo: “Ci troviamo in presenza di pubblici ufficiali che sono chiamati a rispondere di reati gravissimi che hanno recato un danno irreparabile e incalcolabile all’immagine dell’amministrazione della giustizia”, dice Bonaccorso. Parole molto pesanti sugli imputati: “L’ufficio della sezione di Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo” “è stato trasformato in un ufficio di collocamento”, sottolinea il magistrato. Per Bonaccorso “gli amministratori giudiziario hanno avuto un comportamento predatorio”.

Poche ore prima, a sedere sul pretorio, era stata la principale imputata del processo, Silvana Saguto, che ha reso dichiarazioni spontanee. Per 41 minuti l’ex Presidente della sezione Misure di prevenzione si è difesa dalle accuse della Procura nissena. “Ho gestito le misure di prevenzione con il massimo della diligenza possibile. Gli errori sono sempre possibili”, ha sottolineato. E, per confermarlo, mostra un parere del Cga che elogia il suo operato da Presidente delle misure di prevenzione. “Io ho fatto in un anno più di 370 udienza, cioè più di quanti siano i giorni”, dice. E poi agita per aria, per diversi minuti, l’agenda ma alla fine non la deposita, come invece chiede più volte il pm Bonaccorso. “Mi attengo a quello che dice il mio difensore”, dice Saguto. Però ci tiene a sottolineare che “L’accusa sostiene che con questa agenda blu io voglio sostenere che sono tutti colpevoli, io invece l’ho esibita per provare che sono tutti innocenti”.

All’interno ci sarebbero i nomi che le avrebbero suggerito “magistrati e avvocati” per le nomine di amministrazioni giudiziarie. Poi Saguto critica aspramente il modo in cui la Guardia di Finanza ha condotto l’inchiesta che ha portato al processo che sta giungendo a termine, dopo oltre 60 udienze. “Mi sono sempre chiesta come mai hanno fatto il decreto di perquisizione solo un mese dopo la presunta dazione di denaro di Cappellano Seminara e l’hanno eseguita un altro mese dopo- dice facendo riferimento all’accusa secondo cui avrebbe ricevuto 20 mila euro dall’amministratore giudiziario Cappellano Seminara-Si sono presentati a casa dei miei anziani genitori vestiti tutti di nero come se dovessero prendere Matteo Messina Denaro. Hanno buttato a terra persino il libretto delle preghiere di mia madre”. “Hanno preso a mia madre 24,50 euro dal borsellino, ritenuto magari provento di riciclaggio…”, dice ancora in aula. “I miei genitori hanno anche offerto il caffè e o the. E i finanzieri hanno preso pure i soldi dei due badanti”.

Poi ancora un riferimento a Walter Virga, imputato del processo è figlio del giudice Tommaso Virga, ex componente del Csm. Il giudice Tommaso Virga “non mi ha mai segnalato il figlio Walter” per la nomina ad Amministratore giudiziario, dice durante le dichiarazioni spontanee. “Non c’è una sola conversazione, una frase, o un rapporto con il dottore Tommaso Virga – dice – L’ho incontrato rare volte andando a messa e neanche mi ricordavo il nome tanto è vero che lo chiamavo Antonio. Quindi quale potrebbe essere l’interesse di nominare il figlio?”, sottolinea l’ex giudice.

E ricorda la intercettazione in cui definisce il giovane Virga un “ragazzino da niente”. “L’ho definito così perché non ha detto l’impatto mediatico che tutti avevamo retto, ciascuno con i propri fastidì”. E ricorda che il figlio del giudice “aveva una efficienza superiore alla media”. Ma il colpo di scena arriva alla fine della prima giornata dedicata alla requisitoria: “Siamo arrivati alle battute finali di questo processo ma non sarà la fine di questa vicenda giudiziaria perché ci sarà un altro processo, perché al termine della requisitoria chiederemo anche la trasmissione degli atti per un numero considerevole di testimoni che sono venuti qui a dire il falso”, annuncia a sorpresa il pm Maurizio Bonaccorso. “Ci sarà un processo che può essere definito un ‘maxi processo’ e mi riferisco a magistrati ancora in servizio, avvocati, ex prefetto”, ma non fa i loro nomi. Per ora. L’udienza termina poco prima delle 19.30. E riprenderà domani mattina alle 9.30 per la seconda udienza dedicata alla requisitoria fiume, che terminerà il 28 gennaio quando saranno avanzate le richieste di pena.