Inps, è guerra aperta  

Inps, è guerra aperta

(Fotogramma)

Pubblicato il: 15/01/2020 20:25

di Fabio Paluccio

E’ guerra aperta all’Inps. Dopo la diffida inviata a dicembre scorso dal legale di alcuni dirigenti di prima fascia dell’Istituto che contestano la riorganizzazione attuata da vertici dell’Inps e che preannuncia cause legali, è arrivata infatti la risposta del presidente Pasquale Tridico e del direttore generale Gabriella Di Michele, che hanno replicato all’avvocato Iolanda Piccinini, che difende i dirigenti ricorrenti, con una nota datata 14 gennaio 2020, di cui Adnkronos/Labitalia è entrata in possesso, e in cui ribadiscono “la perfetta rigorosità, legittimità e opportunità degli atti dell’Istituto” e “si riservano di procedere in via giudiziale, dinanzi a tutte le autorità competenti, a tutela dei propri diritti e quelli dell’Istituto, in ragione dell’attacco di cui alla nota del 20 dicembre 2019 a firma sua e dei suoi assistiti”.

Uno scontro di carte bollate, quindi, nell’Istituto di previdenza più grande d’Europa. Tridico e Di Michele scrivono, infatti, al legale e non risparmiano le accuse: “Malgrado nella sua nota del 20.12.2019 venga proclamato il ‘profondo rispetto che nutre nei confronti delle istituzioni’ e il proposito di voler fornire ‘contributo per più attente riflessioni’ non può che riscontrarsi come la stessa missiva, a prescindere dalla totale infondatezza nel merito, sia profondamente dispregiativa, visto il tono e i contenuti impiegati, proprio dell’Istituzione alla quale ci onoriamo di appartenere e contenga illazioni offensive nei confronti degli scriventi”.

La nota, prospettata come parere urgente e nel contempo anche quale diffida, ad onta dei suoi gravissimi contenuti aberranti, e per certi versi sconvolgenti, si basa su una ricostruzione sommaria, superficiale e mistificata, tanto che si ammette di ‘averla redatta senza aver completato l’analisi dell’ampia documentazione consegnata’”, continuano ancora Tridico e Di Michele.

Secondo Tridico e Di Michele, nella diffida dei dirigenti “vengono descritte immaginarie logiche persecutorie, di azione e ragionamento nella attività gestionale e organizzativa del presidente e del direttore generale che sono lontanissime dalla realtà e che, pertanto, le assumiamo come mero assunto personale con valenza indiscutibilmente denigratoria e diffamatoria, anche diffuse a diverse autorità per il generale e più ampio dispregio”.

E sulle ipotesi di reato ventilate dalla diffida dei dirigenti i vertici dell’Inps scrivono: “Si configura un’affermazione tanto grave, quanto generica, avanzata con estrema superficialità, con un tentativo meramente intimidatorio, che reca grave discredito agli scriventi, vista la massima ampiezza dei destinatari della nota”.

Secondo Tridico e Di Michele, quindi, “interessi dell’Istituto siano stati palesemente danneggiati dalla diffida in sé, che palesa una noncuranza per il prestigio e l’onore dell’Ente, e delle stesse persone che maldestramente sono chiamate in causa, rappresentando a terzi informazioni riservate, insieme ad altre ben lontane dalla realtà, con una eco forse volutamente più rumorosa e ampia possibile, che ne amplifica altrettanto ingiustamente gli effetti dannosi”.