Impeachment Trump, ecco come sarà il processo al Senato 

Impeachment Trump, ecco come sarà il processo al Senato

Foto AFP

Pubblicato il: 17/01/2020 17:27

Dopo l’avvio ufficiale, con il giuramento del giudice capo della Corte Suprema come presidente della corte e dei 100 senatori in veste di giurati, il processo di impeachment di Donald Trump è stato aggiornato a martedì prossimo alle 13 ora di Washington.

Prima di allora, entro domani alle 5 del pomeriggio, i manager dell’impeachment – cioè i sette deputati nominati da Nancy Pelosi per presentare l’accusa – potranno presentare una loro memoria, mentre il presidente ha tempo fino a lunedì alle 12 per presentare la sua, alla quale la Camera potrà rispondere con un’altra memoria entro martedì.

In realtà al momento non si sa ancora come sarà strutturato e quanto potrà durare il processo, ma tutti, a cominciare dal leader della maggioranza repubblicana al Senato, Mitch McConnell, si stanno rifacendo al processo contro Bill Clinton che durò cinque settimane, dal 7 gennaio 1999 al 12 febbraio, e si concluse con l’assoluzione del presidente.

Anche allora dopo l’inizio ufficiale, con la lettura degli articoli di impeachment, i capi di accusa, ed il giuramento dei senatori, passarono alcuni giorni per permettere alle parti di presentare le loro memori. I giorni di dibattimento vero e proprio furono sei, tre per i manager della Camera – che allora erano repubblicani – e tre per gli avvocati della Casa Bianca.

Durante il dibattimento i senatori dovranno rimanere al loro posto, in silenzio, senza cellulari. Ma al termine avranno la possibilità di fare le loro domande in modo indiretto, affidandole al giudice capo della Corte Suprema, John Roberts, che funge da presidente della Corte. Nel 1999 l’allora capo della Corte Suprema, William Rehnquist, presentò domande, rigidamente alternando una democratica con una repubblicana, per 16 ore, in tutto tre giorni.

A questo punto, i repubblicani potrebbero anche tentare il colpo, e presentare la mozione per archiviare il caso senza procedere oltre, per la quale basterebbe una maggioranza semplice. I democratici, per contro, potrebbero a loro volta presentare una mozione per imporre la convocazione di testimoni, possibilità finora non accolta dai repubblicani. Trump nelle scorse settimane ha dato segnali contrastanti, da una parte chiedendo l’archiviazione, d’altra la convocazione di testimoni a suo favore.

Se McConnell continuerà a non accettare la convocazione di testimoni, ai democratici sarebbero necessari i voti di almeno 4 repubblicani per costringerlo con una mozione. Durante il processo a Clinton alla fine, su richiesta dei manager repubblicani, furono ascoltati tre testimoni in deposizioni a porte chiuse che furono videoregistrate durante una settimana di aggiornamento delle udienze.

Superato, in un modo o in un altro, lo scoglio dei testimoni, vi saranno le arringhe finali delle due parti, in una giornata, e poi finalmente i senatori avranno la parola per le loro deliberazioni: ognuno potrà intervenire per 15 minuti in interventi che saranno rigidamente a porte chiuse.Nel 1999 questa fase durò tre giorni, seguito poi dal voto che sancì l’assoluzione di Clinton il 12 febbraio.

Se dovesse seguire in tutto e per tutto il modello del processo a Clinton quello di Trump potrebbe finire il 21 febbraio, ma potrebbe concludersi molto prima se i repubblicani accelereranno il passo come chiede la Casa Bianca che vuole il processo chiuso in due settimane, prima del discorso sullo Stato dell’Unione il 4 febbraio prossimo. “Il processo deve essere molto veloce”, ha ribadito ieri Trump.