Pensioni, cosa succede dopo il 2021 

Pensioni, cosa succede dopo il 2021

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Pubblicato il: 17/01/2020 06:54

Le prospettive per le pensioni dopo il 2021 sono incerte e molte misure adottate oggi potrebbero venir meno alla fine del prossimo anno. Quota 100, confermata fino al 31 dicembre 2021, potrebbe essere rivista, ricorda money.it. Anche Opzione donna e Ape sociale potrebbero non vedere la luce dopo il 2020. A causa del futuro incerto delle norme pensionistiche molti lavoratori che oggi hanno raggiunto i requisiti per la pensione anticipata potrebbero decidere di approfittarne.

Per andare in pensione oggi esistono diverse possibilità a partire da Quota 100, alla quale accede chi ha 62 anni di età e 35 anni di contributi oppure Opzione donna, per le lavoratrici dipendenti di 58 anni (59 le autonome) con 35 anni di contributi.

La pensione anticipata Quota 41 richiede solo requisiti contributivi: 42 anni e 10 mesi per i lavoratori e 41 anni e 10 mesi per le lavoratrici. Molti lavoratori usurati invece possono accedere alla pensione anticipata se hanno accumulato 35 anni di contributi e raggiunto i 61 anni e 7 mesi di età estendibili fino a 64 anni e 7 mesi.

Diversa è la situazione dei lavoratori precoci entrati nel mercato del lavoro prima dei 19 anni, che nel 2020 possono andare in pensione prima dei 60 anni se hanno versato contributi per 41 anni.

Esiste anche Ape sociale, il trattamento assistenziale che permette a determinate categorie di lavoratori di congedarsi a 63 anni con 30 (o 36) anni di contributi, uno scivolo fino alla pensione di vecchiaia.

Queste misure per la pensione anticipata prevedono una finestra di uscita, ovvero il tempo tra il raggiungimento dei requisiti e la decorrenza della pensione stessa. Per Quota 100 la finestra è di 6 mesi per i dipendenti pubblici e di 3 per i privati. Di 3 mesi è anche la finestra di uscita per Quota 41 e per i lavoratori precoci. Per le lavoratrici di Opzione donna la finestra è di 12 mesi (18 per le autonome) e così avranno la pensione nel 2021. Nella finestra di uscita si può però continuare a lavorare e a versare contributi per l’assegno finale.