Virus Cina, il medico da Wuhan: “Tutto è iniziato così” 

Virus Cina, il medico da Wuhan: Tutto è iniziato così

(AFP)

Pubblicato il: 23/01/2020 12:29

“Buongiorno da Wuhan, capitale dell’Hubei e popolosa metropoli della Cina centrale, nonché punto di snodo dei traffici fluviali e ferroviari che attraversano il Paese”. Inizia così il racconto di Francesco Barbero e Xiaowei Yan, marito e moglie, lui infermiere di area critica e lei medico d’emergenza nella città dove tutto è cominciato. E’ una cronaca dal cuore dell’epidemia provocata dal nuovo coronavirus, da una metropoli blindata, quella che i due camici affidano al sito ‘Medical Facts’ del virologo Roberto Burioni.

“Oggi la metro era deserta, tra la paura dell’epidemia e l’avvenuta partenza di studenti e lavoratori verso le loro città di origine, in vista dell’inizio delle festività del Capodanno cinese” scrivono Francesco e Xiaowei, descrivendo anche l’aria che tira a Wuhan. “I social cinesi, sebbene sottoposti a controllo (e censura in alcuni casi) – dicono – vivono oggi un’esplosione di rabbia, sfiducia e frustrazione. Solo il livello di governo centrale poteva autorizzare la pubblicazione degli aggiornamenti e l’improvviso aumento dei numeri è visto come una contromisura per adattarsi ai modelli pubblicati all’estero”.

Per capire l’escalation vissuta nel giro di pochissimi giorni, bisogna fare un salto indietro. I due camici raccontano che “a ‘rovinare’ il clima di serenità ci ha pensato il modello epidemiologico dell’Imperial College di Londra: secondo i loro calcoli, i casi d’infezione erano stimati in un numero compreso tra quasi 1.000 e 2.300. Quindi, dallo scorso 17 gennaio, l’autorità municipale ha ricominciato ad aggiornare i numeri dei nuovi casi confermati: 17, poi 59, ancora 77 il 19 gennaio e infine 60 lo scorso lunedì. In appena 4 giorni, 213 nuovi contagiati e un numero crescente di casi sospetti. Oggi (22 gennaio), il numero totale dei contagiati nell’intera Cina è salito a 544, con 17 decessi”.

Pur essendo entrambi operatori sanitari, “non siamo direttamente coinvolti nella risposta ospedaliera” precisano i due camici, che però hanno assistito al crescere della preoccupazione nella comunità medica locale e hanno vissuto i momenti in cui cominciavano a emergere le prime informazioni su una misteriosa polmonite. “Era il pomeriggio del 27 dicembre, quando in uno dei gruppi wechat popolato da addetti ai lavori iniziava a circolare la notizia di diversi casi di polmonite d’origine sconosciuta, ricoverati nella succursale del Central Hospital of Wuhan (Houhu branch)” ricostruiscono.

“Poi nessuna notizia, fino al comunicato ufficiale dell’autorità sanitaria municipale di Wuhan nel pomeriggio del 31 dicembre scorso: 27 casi, di cui 7 critici, ricoverati con diagnosi di polmonite e tutti collegati al mercato ittico di Huanan. Veniva ancora indicata come presunta causa una polmonite virale ‘al momento senza ovvia trasmissione uomo a uomo e senza infezioni nello staff sanitario'”. Il giorno seguente, il mercato di Huanan viene chiuso per essere ispezionato e successivamente sanificato. “Il mercato dista appena 2 chilometri dall’ospedale e appena qualche centinaio di metri da una delle stazioni principali della città (Hankou Railway Station) – descrivono Francesco e Xiaowei -. Nella successiva settimana era ‘business as usual’: la solita metro affollata, pochissime mascherine in giro (per far fronte ai livelli d’inquinamento) e ristoranti pieni. Anche il mercato ‘chiuso’ aveva ripreso forma, riorganizzandosi in cortili e magazzini della città”.

Il 9 gennaio, “le autorità del Cdc (Centers for Disease Control and Prevention) cinese informavano che all’origine dell’infezione era stato individuato un nuovo coronavirus, diverso da Sars e Mers, dichiarando ancora che non vi fosse evidenza di trasmissione interumana” ricordano i due camici. E “nello stesso giorno si registrava il primo decesso, uno dei lavoratori del mercato ittico, affetto da gravi condizioni di salute pre-esistenti”. I giorni passano, “nessuna nuova, buona nuova: nonostante la comparsa di un primo caso all’estero (Thailandia, 13 gennaio), i comunicati ufficiali non segnalavano alcun nuovo caso confermato” dicono Francesco e Xiaowei. Poi i numeri hanno cominciato a correre. E ormai gli occhi del mondo sono puntati sul nuovo coronavirus che tiene le autorità sanitarie col fiato sospeso.